Radioastronomia, Setti: futuro passa per Square Kilometre Array
L'Accademico dei Lincei: Italia in prima fila fin dall'origine
Roma, (askanews) - L'inizio del prossimo anno sarà decisivo per lo Square Kilometre Array, il radiotelescopio che una volta realizzato sarà il più grande al mondo con le sue migliaia di antenne installate in Sud Africa e in Australia. A febbraio- marzo è infatti attesa la firma dell'accordo con cui i governi dei Paesi coinvolti nel progetto si impegneranno a sostenerlo nel tempo, innanzitutto dal punto di vista finanziario. SKA è un progetto ambizioso, l'Italia è stata fin dall'inizio tra i partecipanti e, attraverso l'Istituto nazionale di astrofisica, sta contribuendo attivamente alla sua realizzazione dal punto di vista scientifico e tecnologico. Per fare il punto su SKA e sul ruolo del nostro Paese, askanews ha intervistato il prof. Giancarlo Setti. Professore emerito di Astrofisica all'Università di Bologna, Accademico dei Lincei, Setti è stato il primo presidente dell'Istituto nazionale di astrofisica e ha seguito nel tempo l'evoluzione di questo ambizioso progetto che ha iniziato a delinearsi anni fa proprio ai Lincei.
Cosa rappresenta SKA per l'astrofisica? "È una tappa fondamentale, perché - spiega il prof. Setti - l'astrofisica si fa a varie lunghezze d'onda che coprono tutto lo spettro elettromagnetico, dall'ottico all'infrarosso, raggi X, gamma e la radioastronomia fa parte di questo insieme. Per riuscire a capire cosa c'è nell'Universo bisogna mettere tutti questi strumenti allo stesso livello di capacità di penetrare e di studiare gli oggetti dell'universo".
Di recente in un workshop a Bologna la comunità italiana coinvolta in questo grande progetto - sia a livello scientifico che tecnologico - si è riunita per fare il punto su questo progetto. Cosa è emerso? "Si tratta della seconda riunione. Circa 200 partecipanti, 60 relazioni, almeno 12 industrie, per quello che ho potuto contare, a sentire quello che gli scienziati dicevano e più che pronte a far andare avanti questo progetto. Le difficoltà legate alla realizzazione di questo progetto - sottolinea lo scienziato - sono in primis di ordine tecnologico. La quantità di dati che devono essere raccolti ed esaminati e in tempi rapidi, vuol dire preparare tutto un altro sistema di gestione delle informazioni. Lo strumento è fatto di due parti, una in Australia e una in Sud Africa. Queste due grandi stazioni, fatte di migliaia di antenne sparse su chilometri di distanza in un particolare disegno per avere la visione corretta del cielo, producono una quantità di dati inimmaginabile. Sono connesse da fibre ottiche che nell'insieme, come lunghezza, potrebbero fare due volte il giro della Terra. Naturalmente unita, - aggiunge l'astrofisico - questa complessità tecnologica, alla possibilità di fare grande scienza. C'è una continua connessione tra scienza e tecnologia per il progresso".
Quali sono le prossime tappe di SKA? "C'è una tappa molto importante: a febbraio-marzo dovrebbe esserci la riunione di rappresentanti istituzionali per firmare l'accordo intergovernativo con cui le nazioni partecipanti si impegnano a portare avanti questo progetto. Si tratta di impegni di vario ordine, a cominciare da quello finanziario, perché il progetto costa".
Durante il workshop a Bologna è emersa certezza del fatto che l'Italia continuerà a sostenere questo progetto nel tempo?
"L'Italia ha già giocato un ruolo importante. Noi abbiamo una radioastronomia, a livello di ricerca, sostanziosa. Cose che sono partite a inizi anni '60. Io stesso ho partecipato alla costruzione del primo radiotelescopio di prove, poi della Croce del Nord a Medicina (Bologna). Quindi c'è una grande tradizione, ci sono tre antenne: una a Bologna, una a Noto in Sicilia, una in Sardegna, Sardinia Radio Telescope. L'Italia è stata, a livello di astronomi e astrofisici, - ricorda il prof. Setti - tra i primi a essere coinvolta in questo. Tant'è che le riunioni preparatorie per questo accordo sono state tenute ai Lincei, quindi è un percorso che conosco. Siamo confidenti. D'altronde il presidente del Consiglio in una riunione in India proprio sulla scienza - conclude il prof. Setti riferendosi al Tech Summit Italia-India 2018 di fine ottobre - ha detto che tra le cose prioritarie nella scienza per l'Italia c'è SKA".
A cura di Askanews