All'Eliseo "Miseria e nobiltà", Lello Arena: un testo universale

Il regista Melchionna: fedelissimi a Eduardo Scarpetta

    Roma, (askanews) - Uno spettacolo profondamente rispettoso dell'opera di Eduardo Scarpetta, ma allo stesso tempo con molti echi dell'attualità. Così il regista Luciano Melchionna e Lello Arena che ha curato insieme a lui l'adattamento di una delle commedie più famose e rappresentate dell'autore napoletano, hanno presentato il loro "Miseria e nobiltà", in prima nazionale al Teatro Eliseo di Roma dal 27 dicembre al 20 gennaio.

    La sfida è recuperare il messaggio universale di Scarpetta che dalla fine dell'800 ha avuto molteplici interpretazioni, anche al cinema, la più famosa con Totò e Sofia Loren, asciugando il testo e andando a esplorare alcuni aspetti poco trattati in passato, per favorire di più il lato comico. Lello Arena:

    "Questa grande dignità di queste persone, che sono costrette a sopportare la tragedia della miseria, ahimé non indifferente tema di oggi, è coniugabile con la comicità della commedia ma senza far sì che i personaggi siano solo macchiette ma siano capaci di raccontare un tema che secondo me c'è ed è molto profondo qui, cioè che può succedere che per miseria e bisogno si debba per denaro diventare qualcosa che non si è".

    Lello Arena è la famosa maschera Felice Sciosciammocca, scrivano a cui chiede aiuto il giovane Eugenio, innamorato di Gemma, quando il padre, marchese, ostacola le nozze con la ragazza figlia di Gaetano, cuoco arricchito. Felice, insieme a Pasquale, un altro spiantato, e con le rispettive famiglie, si fingeranno parenti nobili di Eugenio agli occhi del futuro suocero.

    Nel cast tra gli altri Giorgia Trasselli nel ruolo di Concetta, moglie di Pasquale, Maria Bolignano in quello di Luisella, moglie di Felice e Tonino Taiuti nei panni di Gaetano. Si ride, ma emerge soprattutto la fame: una miseria materiale, ma non solo, anche di sentimenti. La nobiltà è intesa come nobiltà d'animo: Il regista:

    "Credo sia evidente che la ricchezza e quindi la nobiltà, diciamo, poggi proprio sulla miseria, mai come in questo periodo storico, i più ricchi succhiano linfa laddove poi rimane miseria, vedremo questo: il palazzo nobiliare appoggiato sopra la miseria, la discarica, le fondamenta di quel palazzo. Tolto quel cassetto, crolla tutto".

    Arena: "Questo è un tema molto attuale, anche nella nostra civiltà siamo soggetti spesso alla tentazione di sopperire alla mancanza di denaro e aderenza ai nostri bisogni, vendendoci in maniera un po' spiccia, trasgredendo tutta l'umanità e dignità che ogni essere umano invece dovrebbe avere".

    A cura di Askanews