Manifatturiero Italia, imprese più forti ma servono investimenti
De Felice: +1.2% nel 2020/21, attenzione a protezionismo e Brexit
Milano, 29 ott. (askanews) - L'industria manifatturiera italiana è diventata "più resiliente, più forte in termini di redditività" e ha una situazione debitoria più sostenibile rispetto agli anni passati. Lo rileva il Rapporto Analisi dei Settori industriali realizzato da Intesa San Paolo e Prometeia, che stimano per il settore una crescita dell'1,3 per cento medio nel biennio 2020-2021, rispetto all'odierna sostanziale stagnazione, che registrerà nel 2019 un modesto +0,2% di aumento.
Gregorio De Felice, capo economista di Intesa San Paolo: "Abbiamo una ripresa - ha spiegato - non sono i valori più alti degli ultimi anni: è una ripresa contenuta, basata su due ipotesi. Uno, che ci sia una ripresa degli investimenti. La seconda è che le tensioni a livello internazionale tra Stati Uniti e Cina pur non tornando sui valori precedenti, si attenuino e quindi non ci sia una escalation dei dazi".
La manifattura italiana rafforza le sue posizioni sui mercati esteri. "Riusciamo a esportare sempre di più. La nostra vocazione internazionale è salita al 48 per cento - ha proseguito De Felice - raggiungiamo per quest'anno un avanzo commerciale con l'estero di 93 miliardi di euro. Quindi c'è una capacità molto forte di andare sui mercati internazionali e avere successo. Certamente manca la variabile degli investimenti, perché non potremo continuare a esportare così bene ed essere efficaci senza un ammodernamento degli impianti. Vediamo infatti una dinamica degli investimenti un po' debole da un paio d'anni, questa è la variabile chiave delle previsioni".
La crisi del settore automobilistico tedesco, in calo del 12 per cento, incide però sulla produzione italiana della componentistica. "Germania e Italia - ha precisato l'economista - sono fortemente interconnesse, soprattutto nel campo delle auto e delle componenti. Il forte rallentamento dell'industria tedesca ha inciso sulla nostra industria. Noi abbiamo calcolato che la Germania rappresenta circa il venti per cento nella media dei singoli settori, dall'acciaio ai freni alle varie componenti che servono per costruire un'automobile".
Per Alessandra Lanza di Prometeia, occorre velocizzare la riconversione del settore verso l'auto elettrica: "Abbiamo un macigno sia sull'industria italiana sia sull'industria europea - ha osservato - che è la riconversione del settore auto verso l'elettrico che richiede investimenti ingenti. Investimenti che hanno tempi lunghi, almeno cinque anni e su cui in questo momento non abbiamo nessun vantaggio relativo. Il vantaggio è tutto concentrato in Cina e in generale in Asia. Bisogna correre a doppia velocità, facendo leva sulla qualità, che è ciò che più ci differenzia e andare a riposizionarsi molto rapidamente sui mercati mondiali".
A cura di Askanews