Padre spirituale digitale
Ogni tanto sulle autostrade dell’informatica soffia un vento impetuoso che in pochi giorni tutto trascina con sé. Dall’Europa all’America, dal Canada a Singapore.
Ogni tanto sulle autostrade dell’informatica soffia un vento impetuoso che in pochi giorni tutto trascina con sé. Dall’Europa all’America, dal Canada a Singapore. Di solito, per quel che mi riguarda, le cose funzionano così: là fuori, nel mondo, qualcuno si inventa qualcosa e attraverso il passaparola mediatico questo qualcosa raggiunge il mio amico Francesco che, a quanto pare, una delle prime cose cosa che fa è mettere al corrente me di quello di cui si discute sul web.
In altre parole si potrebbe dire che Francesco è il mio interfaccia tra me e quasi tutto il resto del mondo informatico e cioè, esagerando un po’, con il resto del mondo tout court. A volte mi dico che non potendo dominare una materia per me in troppo rapida evoluzione ho raggiunto la serenità, se non la felicità, nel momento in cui ho preso atto di questo dato di fatto e smesso di cercare sfiancarmi in un’inutile rincorsa.
Cerco di spiegarmi meglio: io non sono uno di quei supernerd che non sanno se il Martini cocktail si fa con il Martini Bianco o con l’extra dry, ma non sono neanche uno di quei vendicatori dell’ultimo byte. Tecnologicamente parlando, non vengo proprio giù con la piena, ma sono neppure un fulmine di guerra. Io appartengo a tutti gli effetti alla classe media: medie conoscenze, medie capacità, media altezza. Ed è per questo che il mio amico Francesco diventa per me fondamentale, perché unisce le caratteristiche di un perfetto hacker ad altri tratti meno comuni nella categoria, come per esempio, l’essere un uomo simpatico e con una passione per l’igiene personale analoga a quella per le ragazze. In altre parole, Francesco assolve la funzione di scrematore, nel senso che si incarica di scremare per me quasi tutto quello che passa per la rete, lasciando filtrare solo quel tanto che sono in grado di metabolizzare o che non posso non sapere: se vogliamo così dire, Francesco è la mia guida nel magmatico oceano dell’informatica. E come è noto, più procellosi sono i mari, più apprezzati sono i porti sicuri.
Forse Francesco non è il miglior hacker che conosca, ma tra quelli che abbiano smesso di vivere con la vecchia nonna e che abbiano un buon odore, è di certo quello che più assomiglia a un essere umano mediamente regolare. Inoltre, a differenza di milioni di altri hacker nel mondo, Francesco è mio amico, quindi gli ho affidato la cura del mio benessere informatico. Proprio come una volta i ricchi avevano i padri spirituali, così io, oggi, meno ricco, ho la mia guida hacker spirituale. Se dovessi occuparmi di capire da me tutto quello che c’è da sapere per orientarsi nel web, non mi resterebbe poi tempo per farlo. Per questo c’è Francesco: lui mi dice se un’applicazione è una bufala o un futuro successo (ai tempi è stato tra i primi a segnalarmi YouTube, quando ancora non lo conoscevano che quattro ragazzini intrippati), se devo occuparmene o posso tranquillamente ignorarla in attesa che ne esca una più facile da usare. Francesco, insomma, impedisce che le mie limitate risorse cognitive si smarriscano per la via, tracciando per loro un percorso preferenziale, un po’ ad usum delphini, d’accordo, ma quanto più riposante?
Certo, potenzialmente, Francesco potrebbe diventare una bomba, perché se invece di essere un amico, fosse un malintenzionato, io sarei alla sua mercé. Del resto, l’unico baluardo che si frappone tra il caos indifferenziato e l’ordine è l’etica e – voglio sperare – la sua amicizia per me. Come si vede, cambiano le epoche, cambiano gli usi e i costumi, ma ci sono alcune costanti dello spirito umano che restano le stesse, come la necessità di appoggiarsi su chi la sa più lunga. Forse tutto questo, nel corso dei secoli (secoli? Ma se riesco sì e no a immaginare quello che accadrà nei prossimi due mesi?) respingerà i detentori del sapere ultimo in una remota lontananza. Forse. Ma fino ad allora quanto più comodo sarà continuare ad avere il proprio Francesco che ti indichi la strada più sicura – se non la più breve – per il Paradiso.
Per esempio tre giorni fa mi hanno parlato di Vyber, una specie di Skype per l’iPhone, solo molto più semplice e senza troppe menate per iscriversi: sembrava un colpo di genio. Francesco, però, per il momento aveva sospeso il giudizio, in attesa di notizie più certe. Adesso, due giorni dopo, ecco che già cominciano a girare le prime voci sugli evidenti problemi di privacy di Vyber. Come spesso mi accade quando mi avventuro nei pascoli inesplorati del web, per alcuni istanti vengo assalito da un senso di onnipotenza, che mi passa non appena incappo un’istruzione per l’uso un po’ meno chiara del livello minus habens. Aveva ragione la chiesa una volta: non si può affrontare l’infinito senza un guida, si rischia di smarrirsi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano