Passos Coelho merita una bella bevuta

Edoardo Narduzzi

Il premier liberale Pedro Passos Coelho ha molte buone ragioni per brindare. Il pil del Portogallo crescerà nel 2014 dell’1 per cento.

    Il premier liberale Pedro Passos Coelho ha molte buone ragioni per brindare. Il pil del Portogallo crescerà nel 2014 dell’1 per cento e il successo del collocamento del primo bond a 15 anni con una domanda quasi tripla rispetto all’offerta segnala il ritorno pieno di Lisbona sui mercati finanziari. Al governo dal 2011, Passos Coelho è uno dei leader quarantenni dell’Europa che sa riformare con successo. Alle elezioni non aveva fatto sconti agli elettori ma più che una cura da cavallo ha conseguito una profonda riforma del bilancio, della spesa e una liberalizzazione storica dell’economia. Lisbona è diventata il laboratorio del cambiamento che l’Europa deve fare, pena la marginalizzazione. Stato più magro e meno costoso, sanità riorganizzata con costi operativi tagliati a doppia cifra, liberalizzazioni e privatizzazioni senza esitazioni. Tagliati del 15 per cento l’anno i costi gestionali della sanità, ridotti del 20 gli uffici comunali, del 15 il loro organico, tagliati 4.574 dirigenti pubblici, il 27 per cento del totale.
    Non deve perciò sorprendere se quest’anno i vini del Douro hanno trionfato nella classifica annuale della rivista Wine Spectator. Ben tre dei primi quattro migliori cento vini sono portoghesi. Tutti della vendemmia storica del 2011, la migliore degli ultimi 50 anni. La medaglia d’oro è andata al Dow’s prodotto nella Quinta do Bomfim nel villaggio di Pinhão; terzo è arrivato il Chryseia, un vino nato solo nel 1998 e prodotto da un blend di uve raccolte in Quinta de Roriz e Quinta da Perdiz; la medaglia di latta è andata al Quinta do Vale Meão, una vera armonia di vitigni lusitani: Touriga Nacional, Touriga Franca, Tinta Barroca e Tinta Roriz.
    Il Portogallo ha tagliato la spesa pubblica corrente e ora può brindare alla ripresa del pil, l’Italia di Renzi che molto annuncia ma meno incide sui costi della burocrazia resta in recessione.