Cabernet o Chardonnay per Obama?

Edoardo Narduzzi

Alla fine il Quantitative easing ha rimesso in moto l’economia americana che ora può anche approfittare al meglio del petrolio crollato sotto i 70 dollari al barile per irrobustire la ripresa.

    Alla fine il Quantitative easing ha rimesso in moto l’economia americana che ora può anche approfittare al meglio del petrolio crollato sotto i 70 dollari al barile per irrobustire la ripresa. Lo scorso mese di novembre l’economia americana ha fatto il boom di nuovi posti di lavoro (ben 321 mila), ovvero la miglior performance mensile negli ultimi quindici anni. Barack Obama, piuttosto ammaccato in politica estera, può brindare a una ripresa  oggettivamente legata alla sua Amministrazione. Il presidente ha varie opzioni tra cui scegliere. Se preferisce un rosso iconico può stappare uno Screaming Eagle Cabernet Sauvignon di Napa Valley, il vino yankee più costoso dell’anno con un prezzo massimo in asta di ben 13.072 dollari per bottiglia. Oppure può mettere in fresco un bianco californiano di gran classe: lo Chardonnay in purezza Mount Eden Vineyards “Estate Bottled” della regione di Santa Cruz Mountains, che ha saputo spuntare un invidiabile punteggio di 96/100 nell’ultima classifica annuale di Wine Spectator nonostante il ragionevole costo medio di 50 dollari per bottiglia. E sempre in Napa Valley Obama può trovare altre sei etichette – quasi tutte Cabernet Sauvignon – che vantano un prezzo medio di vendita superiore ai 500 dollari la bottiglia: Schrader Cellars Old Sparky Beckstoffer To Kalon Vineyard; Harlan Estate, un blend di Bordeaux; Dana Estate Lotus Vineyard; Scarecrow; Abreu Vineyard Thorevilos e Bryant Family Vineyard. Col pil e l’occupazione in ripresa anche l’enologia americana può festeggiare.