Vini degli antipodi
Negli ultimi dodici mesi la moneta nazionale, il rand, si è rivalutata del 12 per cento contro l’euro. L’economia africana si è messa a correre e il paese che ne rappresenta il pil aggregato più grande, il Sudafrica, fa da capofila. L’inflazione a Pretoria è sotto controllo, più 4,4 per cento, mentre la crescita nell’ultimo trimestre ha segnato un rialzo del 4,1 per cento. I rendimenti dei titoli decennali sono scesi in un anno dall’8,59 al 7,61 per cento e la traiettoria resta ribassista.
Non deve perciò sorprendere se anche l’enologia di Johannesburg sorride. I primi tre posti delle categorie dei migliori vini mondiali per rapporto qualità/prezzo fino a 20 e fino a 40 dollari per bottiglia sono tutti occupati da etichette made in Sudafrica.
Il Delaire Graff Estate Botmanskop, prodotto nella regione di Stellenbosch, è quello che ha ricevuto anche il miglior punteggio tra i Top Wines mondiali: l’unico ad aver spuntato lo score 100/100. “Solo” 98 punti ha ricevuto il blend di rossi Bordeaux, Fleur du Cap Laszlo, sempre di Stellenbosch, mentre a 95 punti si è fermato la medaglia d’argento nella categoria Top Wines fino a 40 dollari di costo: lo Chenin Blanc The Sadie Family Die Ouwingerdreeks “Skurfberg”, prodotto nel Terroir di Olifants River Valley.
Ma per festeggiare la ripresa dell’economia il presidente sudafricana Jacob Zuma forse preferisce un rosso autoctono della regione del Capo il Poffader del 2013 (98/100), un Cinsault in purezza, cioè un vino con meno tannini del Pinot Noir con il quale è stato incrociato per creare il rosso più noto di Cape Town, il Pinotage.
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