Il prezzo diventa social

Edoardo Narduzzi
Diminuisce il ruolo del Terroir nell’influenzare il prezzo delle etichette e sale quello dei social network verticali.

    Diminuisce il ruolo del Terroir nell’influenzare il prezzo delle etichette e sale quello dei social network verticali. Secondo uno studio di due economisti americani, Omer Gokcecus e Dennis Nottebaum, autori di “Location Illusion in the Wine Market: the Eroding Effect of Word-of-mouth on the Regional Reputation Premium”, l’effetto “zona di origine” sul prezzo finale è già stato ridimensionato dall’impatto dei social media nelle scelte di consumo e di acquisto dei clienti. Detto in altro modo: il Terroir garantisce ancora, in partenza, un effetto prezzo positivo alle etichette provenienti dalle zone di produzione più note, ma questo effetto Terroir è rapidamente eroso dal passa parola che si innesca sui social media alla Facebook, una volta che il prezzo del vino blasonato è andato online. Del resto, il vino è un experience good, cioè un bene il cui valore è definito al momento stesso del consumo. Nel caso in cui l’acquirente non lo abbia già provato in precedenza, ciò implica la necessità di doversi formare un giudizio ex ante senza avere molte informazioni specifiche. Al pari di Tripadvisor per i viaggi, anche nel caso del vino l’emersione di social network verticali completamente dedicati a offrire informazioni aggiuntive ex ante inizia a produrre i suoi effetti economici. In questo caso l’effetto di social media e blog è particolarmente significativo per i vini con la duplice caratteristica di avere un’origine da un Terroir rinomato e di essere di buona qualità. Un peculiare peer to peer enologico del quale devono tenere conto le imprese se non vogliono illudersi di poter contare su un effetto Terroir nei prezzi di vendita e nei profitti aziendali che sono stati, invece, in parte già erosi dai social media di settore.