I Crus vs. il G7
L’economia internazionale conosce una nuova congiuntura non facile. La crisi dell’Ucraina, il rallentamento dell’economia cinese, la possibile Grexit, la massa monetaria stampata dalle Banche centrali che prima o poi si farà inflazione, sono tutti elementi originali. Il rallentamento nella crescita inizia a registrarsi anche nelle economie emergenti, come il Brasile, rendendo difficile il lavoro degli investitori. Le Borse in questo scenario sono destinate a restare sull’ottovolante e la ricerca di asset alternativi, in grado di proteggere dalla volatilità ribassista della congiuntura, aumenta. Investire nelle etichette prestigiose del vino può essere una delle opzioni a disposizione. Del resto, gli ultimi trimestri hanno evidenziato novità di interesse nel mercato internazionale del vino di qualità. Hong Kong ha superato New York e Londra come piazza leader nell’intermediazione dei Crus a livello mondiale, a riprova che la domanda asiatica ha ormai rivoluzionato definitivamente il mercato del vino. Nel corso degli ultimi anni nella città a statuto speciale della Cina è stato battuto più del 50 per cento dei prezzi di scambio delle migliori bottiglie del pianeta (prendendo come misura di riferimento il valore aggregato delle vendite). Un dato che obbliga i produttori a prestare sempre più attenzione al continente asiatico perché le aste del vino crescono anche a Shanghai e a Seul e perché tutta l’Asia affluente si è messa in marcia soffrendo meno la crisi in corso.
I prezzi, anche nel vino, sono oggi sempre più influenzati da quanto accade nell’est del continente euroasiatico. Un dato da tenere a mente quando si leggono i reportage sui G7 a trazione vecchio mondo.
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