Chardonnay per Erdogan
Anche la Turchia, ora, bombarda lo Stato islamico in Siria. Dalla scorsa settimana i caccia di Recep Tayyip Erdogan colpiscono obiettivi sensibili dei jihadisti nel territorio siriano e hanno anche infiltrato reparti speciali via terra. Una decisione che ha già prodotto positivi effetti a catena nella guerra al terrorismo musulmano: il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato la proposta di organizzare una coalizione internazionale anti Stato islamico.
La Siria, insomma, si prepara a riprendersi colori, sapori e abitudini del suo passato. Del resto, proprio da un terroir della regione di Damasco viene il vitigno bianco più famoso al mondo. Lo Chardonnay, infatti, venne portato in Europa dai crociati solo nel Dodicesimo secolo, raccolto, secondo la narrazione della vite, in una qualche zona collinare di quelle che collegano Damasco a Gerusalemme.
Furono i monaci cistercensi di Cluny a introdurlo in Francia e a disseminarlo in Borgogna, fino a farlo diventare il vitigno preferito del terroir Côte des Blancs nella Champagne. Bollicine di gran classe per far scoprire ai palati umani sensazioni originali. “Lo Champagne deve avere delle bollicine quadrate”, mi disse una volta Anselme Selosse, un enologo simbolo dello Chardonnay e dei Blanc de Blancs. Bolle quadrate, ovvero oltre la dimensione della geometria euclidea in uno spazio sensazionale proprio dell’enologia che si fa arte. Musica, quando le bollicine si sciolgono in bocca, e arte, quando danzano tra i denti.
La decisione di Erdogan, presa quando lo Stato islamico aveva cominciato a organizzarsi meglio, merita un brindisi con il prodotto più iconico di Selosse, lo champagne Substance Grand Cru Blanc de Blancs Brut, uno Chardonnay in purezza che ha pochi pari al mondo tra le etichette di questo vitigno dalla acidità raffinata e dalla mineralità sottile.
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