Un rosso (non) Mps

Edoardo Narduzzi
Lady Spread is back! Sotto attacco è finita la banca italiana più storica, attiva dal 1472, e quella dove il consociativismo gestionale tra Cgil e comunisti e post-comunisti è stato negli anni il più affiatato.

    Lady Spread is back! Sotto attacco è finita la banca italiana più storica, attiva dal 1472, e quella dove il consociativismo gestionale tra Cgil e comunisti e post-comunisti è stato negli anni il più affiatato. Mps comprò, pagando molto, qualche anno fa perfino una banca nel feudo elettorale di Massimo D’Alema nel Salento pugliese, mentre l’ultimo direttore generale, Antonio Vigni, era un protetto del sindacato rosso. Qualche anno fa lo incontrai personalmente a Roma e rimasi colpito dalla pochezza culturale del personaggio: mai mi sono potuto spiegare come un professionista tanto modesto potesse gestire la terza banca italiana. Magia cigiellina e post-comunista con qualche prezzemolo di poteri forti locali. Evidentemente. Il localismo esasperato nella gestione di Mps emerge ora nella massa dei crediti in sofferenza che hanno spinto la banca a bruciare quattro aumenti di capitale in sette anni e ridotto la capitalizzazione a valori da banchetta di periferia. La crisi di Mps trasmette una morale nitida: mai affidare ai politici e al sindacato la governance di fatto di una banca altrimenti si rischia il bail-in.

     

    Per dimenticare i disastri gestionali di Mps si consiglia un calice del Brunello di Montalcino che meglio si è comportato in asta nel 2015. Il Brunello Intistieti prodotto da Gianfranco Soldera. L’etichetta del 1995 è stata battuta da Sotheby’s a Londra a ben 804 euro la bottiglia con un rialzo del 222 per cento rispetto al prezzo segnato nel 2014. Qualcosa di rosso che produce ottimi utili esiste anche in Toscana.