Putin brinda in Crimea
Russia is back. Vladimir Putin non ha subito il default della sua economia sotto il peso della maxi svalutazione del rublo e del crollo del prezzo del barile. Nel frattempo ha guadagnato ruolo geopolitico in Siria, Iran e Ucraina. Insomma il Cremlino ha molte buone ragioni per brindare. Soprattutto in Crimea, regione dal microclima mediterraneo, da sempre patria dei migliori vini russi.
La quasi totalità del milione e quattrocento mila nuovi ettari di terreni che saranno destinati alla coltivazione della vigna dal 2016 al 2020 sono localizzati proprio in Crimea. L’obiettivo del governo, anche a causa delle sanzioni economiche imposte alla Russia, è quello di aumentare la quota di produzione nazionale, che oggi copre solo il 30 per cento dei consumi annui enologici russi, arricchendola di vino di medio-alta qualità prodotto in Crimea. Ma l’Amministrazione russa punta anche a far ritornare il consumo annuo pro capite di vino agli stessi livelli conosciuti ai tempi dell’Unione sovietica: quindici litri annui per abitante.
Del resto, quello russo, dall’alto dei suoi 930 milioni di litri di vino consumati all’anno, è un importante mercato enologico mondiale. Oggi le esportazioni sono penalizzate dalle sanzioni, domani potrebbero esserlo dalla competizione delle etichette della Crimea. Un’altra buona ragione per rimuovere le sanzioni e prendere atto che l’Ucraina pende più a est che non a ovest.
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