Il segreto del Prosecco
Le bollicine low cost più amate del mondo continuano a registrare numeri da capogiro. La domanda di Prosecco non conosce pause, mentre nei pub e non solo di Londra è scoppiata un’autentica Prosecco mania. Tra il 2014 e il 2015 nel solo Regno Unito il consumo di questo vino italiano è cresciuto del 48 per cento e oggi la quota del mercato inglese di Prosecco inizia a minacciare il primato italiano: il 30 per cento di consumo annuo mondiale è in Italia e il 24,5 percento tra i sudditi di Elisabetta II.
Per gestire il successo, e non lasciare con la gola secca gli appassionati internazionali, il Consorzio tutela del prosecco doc ha anche deciso di aumentare di ben tremila ettari l’area destinata alla coltivazione di questo vitigno, il Glera. Quindi da quest’anno ben 23 mila ettari di suolo italico saranno destinati a produrre le bollicine più trendy della globalizzazione. E pensare che nell’ultimo anno, anche grazie alla benevolenza della natura che ha regalato una vendemmia da incorniciare, sono state prodotte ben 144 milioni di bottiglie in più di Prosecco rispetto all’anno precedente. Prosecco, quindi, come immagine della manifattura italiana che esporta in ogni condizione di ciclo economico: con lo spread alto; con il credito bancario rarefatto; con l’euro forte; con una fiscalità sulle imprese insostenibile. Prosecco, un prodotto capace di diventare un caso di successo mondiale soprattutto perché ha saputo non inseguire o imitare altre offerte enologiche, ma ritagliarsi la sua specificità di bollicina spensierata e “scamiciata”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano