Export in USA
Donald Trump ha chiuso il gap con Hillary Clinton. L’ultimo sondaggio della Cnn gli assegna due punti percentuali in più nel voto popolare. Il tycoon sta innovando il rapporto tra i partiti e i cittadini americani usando un’agenda e un linguaggio originali, mentre la Clinton è lo stereotipo del solito politico democratico del Novecento. Sarà testa a testa fino alla fine. Le elezioni americane vanno seguite, anche perché si tratta del più grande mercato al mondo di importazione di vino imbottigliato: trecentosessantasei milioni di litri nel primo semestre del 2016, un’incollatura avanti al Regno Unito (341 milioni) ma con ampio margine sulla Germania (261).
E per l’enologia italiana questo anno è stato trionfo vero. Tra gennaio e giugno gli Stati Uniti hanno importato centoventicinque milioni di litri di vino made in Italy già imbottigliato, l’unico con un interesante valore aggiunto perché quello sfuso viene esportato anche a quaranta centesimi al litro dalla Spagna. Il risultato italiano è pari a più del doppio dell’export francese verso gli Stati Uniti e a quattro volte quello argentino, che è andato meglio del Cile. Lo stato di salute dell’economia americana è quanto mai importante per le vendite e i profitti delle aziende vinicole italiane. E quello del prossimo quadriennio dipenderà anche da chi sarà il nuovo inquilino della Casa Bianca.
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