Viva l'araldica
Con papillon da San Silvestro blu (orrore!) Moiro Orfei celebra i Gentiloni Silveri Viendalmare
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. “Tornatene a Rignano”. Tutti si buttano sul Conte Gentiloni. Matteo Renzi perde quota, neppure ai supermercati Despar gli riconoscono i punti per avere le pentole omaggio (figurarsi a Eataly) e le grandi firme del giornalismo lo mollano. Comincia Joe Servegnini che, da par suo, sul Corriere della Sera fa le pulci al ministro del lavoro Giuliano Poletti ma per andare addosso all’ex Rottamatore.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. E’ tutto piombo spietato quello che cola dalle colonne di via Solferino. Joe sfodera la sua frezza bianca e la frangetta da suora laica. Indossa un mantello in luogo del proverbiale impermeabile e dopo aver giurato lealtà di cappa e spada al Conte Gentiloni dà il via (mutando Poletti) a un virale tam tam in rete: “Matteuccio, tiè; è ora che sia tu a levarti da’ piè”.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Tutti si buttano sul Conte Gentiloni, ma proprio tutti. Gianni & Riotto detto Johnny – editorialista della Stampa, eterno secondo rispetto a Marcello Sorgi – rivela un segreto che solo per modestia, verecondia, delicatezza d’animo e pudore ha sempre taciuto.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Rivelazione di Riotto: discende egli da una schiatta di aristocratici di Santa Caterina di Villarmosa, Vallelunga Pratemeno, Raddusa, Valguarnera Caropepe e Raffadali imparentata sì con i nobilissimi Càchiti Lanza della Fame ma anche con i conti Gentiloni Silveri.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Riotto mostra tutto l’orgoglio della nobiltà e non riesce a trattenere ciò che il suo stesso sangue gli detta e, con Joe – fresco arrivato nella battaglia contro Renzi – ripete: “Matteuccio, tiè; è ora che sia tu a levarti da’ piè”.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Punto sul vivo Servegnini esce dagli uffici araldici con una clamorosa rivelazione: discende da una badessa, anche lei ovviamente dotata di frezza bianca, consorella e cugina della badessa nonna di Gentiloni, “monaca di casa” per come s’usava ai tempi quando per devozione le migliori figlie della nobiltà sposavano, col casato, anche la Fede!
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. E’ ben chiaro che Matteuccio da Rignano sia ormai solo uno dei tanti della trista teppa. Ed ecco che Mario Orfeo Orfei detto Moiro, col cilindro per cappello – un diadema di cristallo, gardenia all’occhiello, candido gilet e (orrore!) papillon di seta blu – appare dagli schermi del Tg1.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Il direttore del primo telegiornale d’Italia, così nobilmente vestito, si appropria dello spazio di San Silvestro solitamente riservato al Capo dello Stato e dal salone d’onore del Circolo di Conversazione di Santa Maria Capua Vetere fa un annuncio alla nazione: “Un ramo cadetto dei Gentiloni Silveri Viendalmare discende dalla mia stessa famiglia circense, gli Orfei specializzati nel giuoco delle tre carte”.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Carta vince, carta perde. Una è buona, le altre false. Con abilità da prestidigitatore Moiro mostra alle telecamere le tre figure: Maria Elena Bostik (che comunque gli s’incolla tra le dita), quindi Matteo da Rignano e, infine, la vincete, quella raffigurante “l’eccellentissimo signor conte Gentiloni Silveri, parente a me!”. Sillaba con musetto adorante, il Moiro. E coi labruzzi bacia la carta vincente mentre intima a Marco Frittella, il più bravo degli inviati di politica di tutti i tempi, a fare una giocata sicura.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Frittella non sbaglia il colpo e punta sulla carta Gentiloni: “Conte anch’io!”, urla felice. Ma Moiro – con sprezzante sprezzatura d’antica nobiltà – ne trattiene gli entusiasmi. Scaglia un colpo di frusta come quando sta dentro la gabbia del cdr Rai, ops, dei leoni, e dice: “Il gentiluomo gode e tace”.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Tutte le grandi firme si danno all’araldica per buttarsi su Gentiloni ma l’Albo d’Oro della Nobiltà parla chiaro. Zero valgono i nobili elevati al rango aristocratico dai Papi di Santa Romana Chiesa, figurarsi quelli battezzati dai Savoia.
Conte anch’io. Il Conte non smolla e il Bullo è in bolla. Carta canta, il sangue è blu e solo uno – uno solo – può ben gloriarsi tra i pari coronati e Czar, Khan, Sovrani e Regine, altro che Conti e Baroni, alzano i calici a Marcel, ovvero Marcello Sorgi, titolare dell’unico candido Giglio bagnato dalla struggente poesia, discendente qual è di Maria Sofia di Borbone e perciò è o’ Re della Due Sicilie e dunque per Riotto, more solito, patate.
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