La kalinka di Donald
Il Volo dice no a Trump? Pazienza, lo show sarà tutto di Joe, Johnny e Marione
Non è poi così male questo Donald, e anche Vladimir fa la sua figura. Giornalisti renzian-clintoniani aggiustano il tiro. Il fior fiore della grande stampa italiana, dopo aver tifato Hillary Clinton alle elezioni americane, accetta il verdetto della storia e salutano in Trump il presidente di tutti.
Non è poi così male questo Donald, e anche Vladimir fa la sua figura. Presidente di tutti, Donald. E se i tre del trio canoro “Il Volo”, senza peraltro essere invitati, si sono rifiutati di cantare alla festa d’inaugurazione alla Casa Bianca, ecco che prontamente si sono offerti il meglio del meglio per sostituirli.
Niente male il Donald, per non dire di Vladimir. E quale meglio del meglio può essere se non Joe, Johnny e Marione? Sono Joe Servegnini, Gianni & Riotto detto Johnny e Marione Calabresi, infatti, le tre star del giornalismo a organizzarsi per neutralizzare il boicottaggio del Volo. In rappresentanza anche di ben tre autorevoli testate – il Corriere della Sera, la Stampa e la Repubblica – gli illustri giornalisti hanno preparato un repertorio tutto di gloria et exultate.
Niente male il Donald, per non dire di Vladimir. Joe, fiero di frezza bianca e frangetta da suora laica, ha proposto come primo pezzo “La preghiera di una vergine”; Riotto, noto anche come l’usignolo di Detroit, ha voluto interpretare “Papaveri e Papere”; Marione, invece, da Marcantonio qual è, ha cantato a squarciagola “Ciripiripì che bel visin, che bel nasin!”.
Non è poi così male questo Donald, e anche Vladimir fa la sua figura. Per realizzare la produzione dello show è stata attivata una mobilitazione ancora più impegnativa della fusione tra Stampa e Repubblica, Joe – infatti – ha dato l’apporto del gruppo Rcs senza considerare la disponibilità di Lucianino Fontana, direttore di via Solferino, pronto a esibirsi con una cover a sfondo equin-animalista.
Non è poi così male questo Donald, e anche Vladimir fa la sua figura. Tra le hit, assai gradita dallo staff di Trump, c’è “Furia Cavallo del West”. Le canzoni di Masha e Orso, invece, eco di Siberia, mar Baltico e Cremlino, pur non rispettose degli animali quali “esseri senzienti”, sono un omaggio a Vladimir Putin, niente male di suo, anzi, efficace, svelto e deciso come un Urbano Cairo di San Pietroburgo.
Non è poi così male questo Donald, e anche Vladimir fa la sua figura. Riotto giustamente valuta ben poca cosa il cantare e basta e perciò raduna lungo le strade di Washington una folla di amici degli amici inneggianti Donald Trump e sceglie tra loro una ristretta delegazione di uomini fidati per rappresentare la considerazione e l’affetto della comunità italo-americana all’uomo che farà di nuovo grande Detroit.
Niente male, Donald. E quel Vladimir, poi. Sollecitato da tutti gli amici degli amici Johnny non può che alzare un brindisi al nuovo presidente: “Vino buono, vino sano, bevo vino americano; chi vuol prendere una sbornia, beve vino Californiaaa!!!”. Il bicchiere della staffa, va da sé, è di pura bianca e profumata vodka: “A Vladimir!”.
Non è poi così male questo Donald, e anche Vladimir fa la sua figura. Marione Calabresi, cerimonioso come non mai, si preoccupa della First Lady. Non sia mai che non la vestano. S’informa dello stato delle cose direttamente con Melania ma quella vecchia lenza di Vittorio Zucconi che l’accompagna si offre intanto di prendere le misure alla signora Trump e parte subito di girovita, fianchi, stacco gambe e respiro (non senza provocare uno svenimento a Federico Rampini, nostalgico dello stile “Michelle”).
Non è poi così male questo Donald, e anche Vladimir fa la sua figura. E un figurone, il leader russo, lo va a fare sulla Stampa dove Maurizio Molinari, il direttore, cestina finalmente l’atlantismo obbligatorio e dispone con un ordine di servizio il ballo kalinka malinka a tutti i redattori, ogni mattina, prima di cominciare la giornata lavorativa.
Non è dunque male Donald ma una vera benedizione è Vladimir. Il presidente russo, informato da par suo, gradisce a tal punto la simpatica iniziativa di Molinari da far predisporre le opportune coreografie: ragazze abbaglianti giunte da ogni angolo della patria russa (dieci bionde siberiane solo per Marcel, ovvero Marcello Sorgi) vengono solo per la Stampa. Si offrono di correggere eventuali errori, sia nel ballo che nella stesura dei pezzi ed è così che perfino le chiamate di Henry Kissinger, al centralino, vengono lasciate marcire (finalmente!) nell’attesa.
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