Air France ci dice prendere o lasciare
Malpensanti tanti, ma capitani coraggiosi pochi attorno ad Alitalia
Capitani coraggiosi cercasi. Il dossier Alitalia mette a nudo lo scarso coraggio della classe dirigente, politica e imprenditoriale, del paese. E mentre Spinetta ribadisce che il piano non si tocca, Silvio Berlusconi auspica si faccia viva una cordata "tutta italiana". Il fronte del nord prosegue nella sua crociata assistenzialista e, anziché attivarsi su un progetto alternativo all'Alitalia romano-parigina, persevera in una battaglia fatta di strali e slogan.
Capitani coraggiosi cercasi. Il dossier Alitalia mette a nudo lo scarso coraggio della classe dirigente, politica e imprenditoriale, del paese. E mentre Spinetta ribadisce che il piano non si tocca, Silvio Berlusconi auspica si faccia viva una cordata "tutta italiana". Il fronte del nord prosegue nella sua crociata assistenzialista e, anziché attivarsi su un progetto alternativo all'Alitalia romano-parigina, persevera in una battaglia fatta di strali e slogan. Ironicamente le parole d'ordine adottate dai vari Roberto Formigoni, Letizia Moratti, Filippo Penati, Roberto Maroni, Giuseppe Bonomi, fino a Emma Marcegaglia ricalcano le stesse pronunciate dieci anni fa dal fronte romano.
Nel 1998 furono gli amministratori della capitale, allora Francesco Rutelli e Piero Badaloni in particolare, ad alzare la voce per il furto di voli subito da Fiumicino. Dal clan milanese però si replicava: è il mercato, bellezza. Ora, però, per i presunti difensori dell'economia liberale l'assioma non vale più. Malpensa si libera? Investiamo su Malpensa. No? Il dossier Alitalia mette a nudo lo scarso coraggio della classe dirigente. Il fronte del nord prosegue nella sua crociata assistenzialista e, anziché attivarsi su un progetto alternativo all'Alitalia romano-parigina, persevera in una battaglia di strali e slogan. Le parole d'ordine adottate dai vari Roberto Formigoni, Letizia Moratti, Filippo Penati, Roberto Maroni, Giuseppe Bonomi, Emma Marcegaglia ricalcano le stesse pronunciate dieci anni fa dal fronte romano. Nel '98 furono gli amministratori della capitale, Francesco Rutelli e Piero Badaloni in particolare, ad alzare la voce per il furto di voli subito da Fiumicino. Dal clan milanese si replicava: è il mercato, bellezza. Ora, però, per i presunti difensori dell'economia liberale l'assioma non vale più. Oggi che Alitalia sceglie di riportare il suo baricentro a Roma ne si contesta la legittimità. Pur derelitta e ancora nell'orbita statale, la compagnia opera in un libero mercato e se la scelta fatta di impoverire Malpensa si rivelerà sbagliata, per quale motivo non dovrebbe essere lasciata libera di errare? La decisione di Alitalia di ridimensionarsi nel suo fortino del Leonardo da Vinci lascia aperte brecce al nord per chi ha voglia di correre un rischio imprenditoriale. E allora il presidente degli industriali, Emma Marcegaglia, anziché chiedere irrealistiche moratorie, stimoli i suoi associati a farsi portatori di una proposta. Fino a dicembre si disse che Lufthansa era interessata a rilevare Alitalia e a ristrutturarla puntando sullo scalo lombardo. Bene, se ciò corrisponde al vero, imprenditori come Santo Versace, Marco Tronchetti Provera, Diana Bracco, abbiano il coraggio di investire in un simile progetto. Alla gara per Alitalia si affacciarono anche imprenditori capaci e navigati come Roberto Colaninno, Diego Della Valle, Carlo De Benedetti. Se l'interesse per il trasporto aereo è reale, la classe imprenditoriale dia prova di saper navigare in mare aperto senza l'intervento di rimorchiatori statali. Si obietterà che il trasporto aereo è un business complicato e i fallimenti occorsi negli ultimi anni lo dimostrano (Gandalf Air, Federico II Airways, Azzurra Airlines, Air Sicilia, Minerva, Volare Airlines); ma se il business plan è credibile perché la Lufthansa, attenta a marcare a uomo Air France, non dovrebbe appoggiarlo. Si vada però a Francoforte con un progetto non con slogan. La classe politica e di governo, protagonista di proclami su Malpensa, in primis Antonio Di Pietro e Alessandro Bianchi, porti garanzie concrete sugli investimenti e i tempi di realizzazione per rendere più accessibile l'aeroporto. Perché a Zurigo un passeggero di Berna può arrivare in treno, facendo il check-in alla stazione ferroviaria e a Malpensa no? Finanzieri come Corrado Passera, anziché accusare il governo di svendita, esercitino il loro ruolo di pivot in maniera più efficace. E il corsaro Carlo Toto, cui va il merito di aver rotto il monopolio, elabori un progetto di sistema. Air One è troppo piccola per fare concorrenza all'Alitalia-Air France sui voli internazionali, si adoperi per essere la punta del dardo di Lufthansa. Pierluigi Bersani sottolinea come nella precedente esperienza di governo (1996-2000) la compagnia era in utile. Dimenticando di aggiungere che, proprio per la confusione che l'Ulivo fece su Malpensa, sfumò la fusione con Klm. Nell'opposizione, la giostra delle dichiarazioni. All'intervista al Sole 24 Ore, di Gianfranco Fini, dove il leader di An apriva ad Air France, fa da contraltare il suo portavoce Andrea Ronchi che difende la scelta di Sea di andare avanti con la richiesta danni da 1,2 miliardi di euro. Sorvolando su Ignazio La Russa che manifesta in difesa di Malpensa, mentre Gianni Alemanno afferma che anche un bambino ha capito come non si possa non tornare a Roma. Analoga situazione nel Pd, dove Rutelli, da candidato sindaco di Roma, non ripropone più le sue argomentazioni per il doppio hub. Essere associati a una scelta che provoca esuberi non piace, e tutti si smarcano. Anche Walter Veltroni, dopo essersi espresso a favore dei francesi, strizza l'occhio al nord chiedendo un'improponibile gradualità nell'abbandono di Malpensa.


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