Qualcosa cambia in politica estera

Pericoli crescenti da Libano e Iran

Redazione

Per la diciottesima volta è stata sospesa la riunione del Parlamento libanese per l'elezione del successore del filosiriano Emile Lahoud, il cui mandato era scaduto a novembre. Intanto il leader di al Qaida invita a cacciare “gli invasori crociati”, cioè le forze dell'Unifil, tra le quali il contingente italiano è il più numeroso.

    Per la diciottesima volta è stata sospesa la riunione del Parlamento libanese per l'elezione del successore del filosiriano Emile Lahoud, il cui mandato era scaduto a novembre. Intanto il leader di al Qaida invita a cacciare “gli invasori crociati”, cioè le forze dell'Unifil, tra le quali il contingente italiano è il più numeroso. Mentre le bande legate alla Siria e all'Iran tengono in scacco le istituzioni, la penetrazione degli Hezbollah nella zona presidiata dall'Unifil continua. Il mese scorso le truppe dell'Onu sono state messe in fuga dai miliziani, che hanno così riconquistato un carico di armi diretto a sud che era stato individuato e sequestrato. Regole d'ingaggio pavide non permettono, di fatto, alla missione militare internazionale di farsi rispettare sul terreno, mentre il pericolo che la situazione libanese fugga definitivamente di mano si accresce, come ha ammesso il sottosegretario Ugo Intini. La linea del dialogo a oltranza con le bande terroristiche e con i paesi che le finanziano e le sostengono si dimostra sempre più insensata. Anche Massimo D'Alema, nelle sue ultime settimane alla Farnesina, pare si sia persuaso a ritirare l'obiezione italiana al programma di sanzioni che l'Unione europea si appresta ad applicare al governo iraniano perché non ottempera alle disposizioni dell'Onu sulla questione del nucleare. Questo vuol dire che è la criticità crescente della situazione, non il cambio imminente di governo, a indurre anche l'Italia a una posizione più responsabile.