Geopolitica dello spogliatoio
Così l'allenatore austriaco prova a dare ossigeno ai suoi
Sarà anche il campionato europeo più ricco della storia, con tanti incassi dalle tv che non si era mai visto, ma Svizzera e Austria sono attraversate da uno stress che non conoscevano: quello da prestazione pallonara. Che angoscia. Gli elvetici si sono scoperti un po' italiani e sono passati da isola tranquilla alle critiche feroci della stampa contro l'allenatore Kobi Kuhn dopo due anni di amichevoli non proprio esaltanti. A Vienna va peggio.
Zurigo. Sarà anche il campionato europeo più ricco della storia, con tanti incassi dalle tv che non si era mai visto, ma Svizzera e Austria sono attraversate da uno stress che non conoscevano: quello da prestazione pallonara. Che angoscia. Gli elvetici si sono scoperti un po' italiani e sono passati da isola tranquilla alle critiche feroci della stampa contro l'allenatore Kobi Kuhn dopo due anni di amichevoli non proprio esaltanti, poi i fischi ai calciatori (“me ne vado dalla Nazionale” ha urlato l'attaccante Streller) e insomma “dobbiamo passare ai quarti di finale per forza altrimenti sono guai”, ha detto Kuhn. Mai sentite cose del genere da queste parti per il football. A Vienna va addirittura peggio, se è vero che qualche settimana fa un giornale chiedeva il ritiro della Nazionale dalla competizione per non andare incontro a una brutta figura: “Siamo troppo scarsi”. Avete capito bene: il ritiro del paese organizzatore. Naturalmente l'appello è andato a vuoto, era solo una provocazione di un gruppo di intellettuali, ma c'è una rassegnazione palpabile nel paese per una nazionale austriaca che neppure per gli Europei di casa ha saputo attrezzare una squadra capace di sfidare i cugini tedeschi e persino croati e polacchi, gli altri avversari iniziali del girone, sembrano inavvicinabili.
Le cose vanno male da tempo. Due anni fa la federazione austriaca, nella disperazione più totale, ha richiamato il commissario tecnico dell'ultima comparsa a una grande manifestazione (i Mondiali in Francia del '98), Josef Hickersberger. Quasi una questione di scaramanzia perché Hickersberger era in campo nel Mondiale argentino del 1978 proprio in occasione della storica vittoria contro la Germania per tre a due. Non servì a nulla, l'Austria fu eliminata, ma non batteva i tedeschi dal 1931, dai tempi del Wunderteam, la squadra favolosa dell'allenatore Hugo Meisl e del centravanti Matthias Sindelar. Una squadra che incantò il mondo negli anni Trenta e per questo fu soppressa nel 1938 dal ministero della Propaganda nazista che voleva presentarsi ai Mondiali con una sola bandiera dopo l'annessione. Erano tempi mitici e tragici, perché Sindelar, l'ebreo Sindelar, si rifiutava di salutare le autorità tedesche con il braccio teso e fu trovato morto nel gennaio del 1939 insieme alla sua fidanzata, l'ebrea italiana Camilla Castagnola, in circostanze mai chiarite. Da allora non si è più palesato un centravanti del genere a Vienna e dintorni e Hickersberger si trova tra le mani la peggiore generazione di calciatori austriaci di tutti i tempi, tanto da far rimpiangere gli Herbert Prohaska, Hans Krankl, Walter Schachner e Toni Polster che impazzarono per una decina di anni dalla fine dei Settanta all'inizio dei Novanta.
I guai della Svizzera sono invece più recenti. Solo due anni fa il trainer Jakob “Kobi” Kuhn veniva eletto “personalità svizzera dell'anno”, un premio che raramente viene assegnato a uno sportivo, solo un certo Roger Federer ci era arrivato. Kuhn aveva portato i rossocrociati agli ottavi di finale dei Mondiali tedeschi ed era stato eliminato solo ai calci di rigore dall'Ucraina con il record di non aver mai subito un gol in tutto il torneo. Ma da quel momento la Svizzera si è persa e sono bastate alcune sconfitte umilianti per far cambiare il clima verso l'imperturbabile Kuhn, uno che ama la solitudine, la meditazione e dorme in una stanza zen. La federazione ha già ingaggiato un altro allenatore, i giornali hanno chiesto di cacciarlo dopo la disfatta a marzo contro la Germania, lui ha risposto così: “Vedrete, se vinciamo la prima partita tutto il paese sarà con noi”. E a tempo di record ha rimesso in sesto l'uomo fondamentale, da cui tutto dipende per la Svizzera: uno di origine italiana, Tranquillo “Quillo” Barnetta, il Pirlo elvetico.
Anche Hickersberger, in Austria, le sta tentando tutte per scansare la figuraccia. L'Austria è andata in ritiro quasi un mese fa, i giocatori si sono sottoposti a una sorta di pulizia totale del corpo di zemaniana memoria (cinque giorni solo verdura, patate, carote e frutta insieme a tre litri d'acqua a testa) e per un'ora al giorno vanno dentro una camera iperbarica per essere ossigenati meglio e recuperare dai dolori muscolari. Chi entra dentro la camera respira ossigeno al 100 per cento: pare che i risultati siano eccezionali. Però la vittoria finale all'Europeo resta fantacalcio. Il magazine viennese “Arena08” ha immaginato ironicamente una serie di vittorie rocambolesche dell'Austria, col trionfo finale contro l'Italia grazie all'espulsione di Materazzi per una testata a un difensore. L'Austria alza la coppa, Donadoni chiede asilo politico alle isole Kiribati. Per ora è solo fiction.


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