Ma è McCarthy?

Redazione

Bisogna avere pazienza. Non troppa, giacché il volumetto conta in tutto un centinaio di pagine. Abbastanza per superare la metafora incombente, e i personaggi senza nome. Un Bianco (con la maiuscola) e un Nero (parimenti fornito di maiuscola) parlano seduti a un tavolo. Si sono conosciuti poche ore prima, quando il Bianco aveva cercato di buttarsi sotto le ruote del Sunset Limited e il Nero lo aveva acchiappato salvandogli la vita.

    Bisogna avere pazienza. Non troppa, giacché il volumetto conta in tutto un centinaio di pagine. Abbastanza per superare la metafora incombente, e i personaggi senza nome. Un Bianco (con la maiuscola) e un Nero (parimenti fornito di maiuscola) parlano seduti a un tavolo. Si sono conosciuti poche ore prima, quando il Bianco aveva cercato di buttarsi sotto le ruote del Sunset Limited – treno in servizio tra New Orleans e Los Angeles, non fosse che “to ride the Sunset Limited” significa anche “fare l'ultimo viaggio” – e il Nero lo aveva acchiappato salvandogli la vita. Per cominciare discorrono di libri, che in un simile frangente non sembrerebbero l'argomento adatto. Se il suicida non considerava la propria biblioteca un deterrente prima dell'insano gesto, non c'è motivo per cui si debba interessare ai libri dopo lo scampato pericolo. Ma posata tra i due c'è una Bibbia, e lo scrittore che firma il dialogo (andato in scena nel maggio 2006 allo Steppenwolf's Garage Theatre di Chicago, ora pubblicato da Einaudi) si chiama Cormac McCarthy. Possibile che lo scrittore di “La strada” e di “Non è un paese per vecchi” abbia voltato le spalle alla sua rude concretezza, per incamminarsi sull'infido terreno dove gli oggetti non sono oggetti, bensì simboli o allegorie? (E dove non sarebbe neppure chiaro se la conversazione tra i due avviene prima o dopo il passaggio del treno fatale, come suggerisce Franco Cordelli sul Corriere della Sera).

    La conversazione prende quota quando il Bianco – dopo aver confessato che ha deciso di suicidarsi nel giorno esatto del suo compleanno, che i compleanni sono pericolosi almeno quanto il Natale, che le cose in cui credeva non esistono più, che la civiltà occidentale è andata definitivamente in fumo nelle ciminiere di Dachau, e altri luoghi comuni dello spleen radical chic – se ne esce con la frase: “Be' guardi, mi dispiace, ma per me tutta questa storia di Dio è un gran cazzata”. Prima il Nero aveva cercato di spiegargli la differenza tra la Bibbia e “Guerra e Pace”, ripiegando su cruenti racconti carcerari quando il bianco aveva vantato i suoi quattromila libri letti, evitando però con cura l'unico che (nell'edizione posseduta dai neri miserabili) reca l'avvertenza: “Il più grande libro mai scritto”. Momento di gelo, il Bianco fa per scusarsi della bestemmia, quando il Nero attacca in puro e geniale McCarthy. Tanto che le righe vanno riportate per intero: “Quel tizio lassù in cielo, secondo me, di atei e bestemmiatori ne ha visti talmente tanti che non gli danno tutto il fastidio che credi tu. Cioè, mettiamo che uno ti dice che non esisti. E tu gli stai seduto proprio davanti mentre lo dice. Mica la cosa ti farebbe incazzare davvero, no?”.
    “Questo posto è orrendo, pieno di gente orrenda” aveva attaccato il Bianco guardandosi in giro nel cucinino, senza neanche un po' di gratitudine per il suo salvatore. Invece di porgere l'altra guancia – e vincendo l'inimicizia per i numeri – il proprietario del cucinino conta gli insulti e le imprecazioni che il salvato ha accumulato viaggiando per vent'anni in metropolitana. “Quarantamila imprecazioni ammucchiate sulla testa di gente che non conosci. Magari c'entra qualcosa con il fatto che sei ridotto così”.
    “E' solo un sintomo di problematiche più generali” risponde l'altro, mentre al Nero scappa la pazienza, e per tenere la mani occupate prepara qualcosa da mangiare. Alla definizione della vita come “lazzaretto dello spirito”, il cuoco molla il tegame e afferra una matita per prendere appunti (“Cazzo, questa la metto nel mio libro!”). “Non sono abbastanza virtuoso perché Dio mi parli”, lamenta il Bianco. E si becca la risposta definitiva, degna dello sceriffo Bell: “Non si tratta di essere virtuosi, si tratta di stare zitti. Lui parla a quelli che lo ascoltano. E non c'entra un accidente se sono virtuosi o no”.