Si riparla di sclerosi laterale amiotrofica. Il caso di Stefano Borgonovo
Un calcio alla Sla
In questi giorni si riparla di Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, perché c'è di mezzo ancora una volta un calciatore, Stefano Borgonovo, che vent'anni fa faceva coppia nell'attacco della Fiorentina con Roberto Baggio (stasera al Franchi la partita di solidarietà per la fondazione a lui intitolata).
In questi giorni si riparla di Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, perché c'è di mezzo ancora una volta un calciatore, Stefano Borgonovo, che vent'anni fa faceva coppia nell'attacco della Fiorentina con Roberto Baggio (stasera al Franchi la partita di solidarietà per la fondazione a lui intitolata tra vecchi e nuovi campioni di Fiorentina e Milan, dalle 20.30 su SkySport1). Subdola e implacabile, la Sla è una patologia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che trasmettono i comandi per il movimento dal cervello alla muscolatura scheletrica; ciò determina atrofia con perdita progressiva della forza muscolare fino a una progressiva paralisi e quindi alla morte per insufficienza respiratoria. Nel malato di Sla rimangono però integre le funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali. Al momento non c'è una terapia risolutiva. Pur avendo un'incidenza trascurabile sulla popolazione (cinquemila circa i malati in Italia), è una malattia che sta sullo sfondo di vicende che hanno acceso l'interesse dell'opinione pubblica, come quella di Luca Coscioni. Oltre ad alcune celebrità (l'attore David Niven, il jazzista Charles Mingus, il fisico Stephen Hawking) e a una leggenda dello sport americano (il campione di baseball Lou Gehrig), la Sla ha colpito molti ex calciatori italiani (vedi qui per un elenco dettagliato).
Mario Melazzini, medico e presidente dell'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, lui stesso colpito dalla malattia, osserva che «ultimamente si cominciano a fare delle verifiche anche in Germania e Inghilterra. Secondo alcuni studi, però, i calciatori italiani mostrano un rischio di contrarre la Sla sei volte maggiore rispetto alla media, rischio che non sarebbe legato al doping ma forse all'eccessivo uso di farmaci antinfiammatori, oppure alla presenza di pesticidi nei campi di calcio, oppure ancora i microtraumi. Il tutto combinato con fattori genetici». Insomma, c'è ancora molto da investigare a da capire.


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