Il granduca non firma l'eutanasia

Redazione

Il granduca Enrico del Lussemburgo ha deciso di non firmare la legge che legalizza l'eutanasia e che entro dicembre sarà passata in seconda lettura dal Parlamento. Dopo che si è diffusa la notizia del rifiuto del granduca, è arrivata la dichiarazione del premier, il cristiano-socialista Jean-Claude Juncker, che toglierà i poteri al sovrano.

    Il granduca Enrico del Lussemburgo ha deciso di non firmare la legge che legalizza l'eutanasia e che entro dicembre sarà passata in seconda lettura dal Parlamento. Per la prima volta nella storia secolare del regno un sovrano interviene per bloccare una legge in cui – per motivi di “coscienza” – non crede, essendo il granduca un cattolico osservante. E per la prima volta un primo ministro interviene di forza per sbloccare l'iter parlamentare di una legge che altrimenti non entrerebbe mai in vigore. Tutto si è svolto martedì in poche ore. Dopo che la radio Rtl Luxembourg aveva diffuso la notizia del rifiuto del granduca, è arrivata la dichiarazione del premier, il cristiano-socialista Jean-Claude Juncker, che toglierà i poteri al sovrano. “Poiché vogliamo evitare una crisi costituzionale – ha detto Juncker – e allo stesso tempo rispettiamo le opinioni del granduca, leveremo il termine ‘approvare' dall'articolo 34 della Costituzione e lo sostituiremo con la parola ‘promulgare'”.

    Nessun commento è giunto da parte della casa reale, ma che questa sia l'unica soluzione lo conferma il fatto che sia stata già fissata per martedì la seduta del Parlamento durante la quale sarà modificata la Costituzione. Ad annunciarla è stato il leader dei Verdi, Francois Bausch. Per far passare l'emendamento costituzionale occorre una maggioranza parlamentare di due terzi, dopodiché si potrà pensare alla seconda lettura del testo sull'eutanasia, la cui approvazione è prevista entro questo mese. Tecnicamente la legge prevede che la “dolce morte” sia autorizzata per i malati terminali e per coloro che soffrono di malattie incurabili, soltanto su richiesta ripetuta del malato e con il consenso di due medici e di una commissione di esperti.

    La legge per la legalizzazione dell'eutanasia era stata approvata in prima lettura a febbraio. Dei 59 membri della Camera dei deputati (quella del Lussemburgo è una monarchia costituzionale unicamerale) 30 si erano espressi a favore, mentre i contrari erano stati 26. Allora il risultato era stato una grande sconfitta per Juncker. Il suo Partito popolare cristiano sociale (Csv) aveva votato contro ma alla fine si era visto battere dall'opposizione, con i Verdi in testa, e dalle defezioni dei socialisti che fanno parte della coalizione di governo. A questo si aggiunge il paradossale scontro tra le convinzioni personali di Juncker – che, al pari del granduca Enrico, è cattolico osservante ed è sempre stato contrario alla legalizzazione dell'eutanasia – e il suo ruolo di premier che interviene per portare a termine l'iter di una legge che la maggioranza del Parlamento vuole far entrare in vigore. Per fare in modo che questo accada, ma per non andare contro i principi del sovrano, si è preferito togliere per sempre al granduca   buona parte dei suoi poteri. “Non parteciperà più al processo legislativo”, ha detto il ministro della Giustizia, Luc Frieden. Tutto nel nome dell'eutanasia.

    Per i sudditi, però, questa decisione è la conferma della rettitudine morale del loro sovrano, versione moderna del “principe illuminato” del Rinascimento. Salito al trono nel 2000 dopo l'abdicazione del padre Giovanni, cattolico convinto, il granduca Enrico è sempre stato una presenza partecipe nella vita del suo piccolo regno. Discreto, non ha mai abusato del potere dimostrandosi aperto a posizioni molto diverse dalle sue. Nel 2004 firmò la legge nota come “Partnership registrata” con la quale si davano alle coppie di fatto – comprese quelle omosessuali – gli stessi diritti di quelle sposate in materia di welfare e fisco.

    Ma non è stato così per l'eutanasia. Secondo la sua coscienza, legalizzare la “dolce morte” non significa aprirsi a un punto di vista differente dal proprio, ma rappresenta qualcosa di inaccettabile. La decisione di Enrico del Lussemburgo ricorda quella di suo zio re Baldovino del Belgio. Nell'aprile del 1990 il monarca belga preferì autosospendersi dal trono per 48 ore e farsi dichiarare dal governo “non in grado di adempiere temporaneamente ai suoi compiti” piuttosto che firmare la legge che legalizzava l'aborto.