Condi difende Condi. “Obama avrà un mondo senza Saddam”

Redazione

Gustandosi una minestra e parlando con il consueto tono misurato, il segretario inizia ricordando come l'Amministrazione Bush abbia ereditato una minaccia terroristica che era stata ignorata per anni e lasciata crescere indisturbata fino all'11 settembre 2001. “Abbiamo ereditato anche un sistema che puniva i crimini anziché cercare di impedire che accadessero”. La nuova Amministrazione si ritrova con una struttura per la sicurezza nazionale che, in questi otto anni, è stata ridisegnata per affrontare la minaccia terroristica. Non è certo una cosa da poco.

    Pubblichiamo un'intervista di Kimberley A. Strassel, apparsa sul Wall Street Journal di ieri, al segretario di stato americano, Condoleezza Rice.

    Obama erediterà una situazione internazionale intricatissima”, annuncia il Politico; “Obama ha ereditato un mondo di problemi”, lamenta l'Economist. “E' davvero difficile immaginarsi che un'Amministrazione possa lasciare a quella che le succede una situazione peggiore in medio oriente”, dice il Washington Times. Mentre l'Amministrazione Bush si prepara a lasciare la politica estera nelle mani di Barack Obama, è diventato un credo diffuso che il nuovo presidente stia per ereditare un sito globale di rifiuti tossici. Non si sa se il segretario di stato Condoleezza Rice legga questi epitaffi. Ma osservandola a un pranzo nel Dipartimento di stato appare chiaro che lei ha una visione diversa del mondo. Tanto per cominciare, la signora Rice ritiene che qualsiasi discorso su una “eredità” debba iniziare con una riflessione su ciò che l'Ammministrazione Bush aveva a propria volta “ereditato”. Gustandosi una minestra e parlando con il consueto tono misurato, il segretario inizia ricordando come l'Amministrazione Bush abbia ereditato una minaccia terroristica che era stata ignorata per anni e lasciata crescere indisturbata fino all'11 settembre 2001. “Abbiamo ereditato anche un sistema che puniva i crimini anziché cercare di impedire che accadessero”. La nuova Amministrazione si ritrova con una struttura per la sicurezza nazionale che, in questi otto anni, è stata ridisegnata per affrontare la minaccia terroristica. Non è certo una cosa da poco.
    “Abbiamo ereditato gli accordi falliti di Camp David e la seconda Intifada”, dice. “Arafat era al potere, aizzava la gente e collaborava con i terroristi. Sharon è stato eletto non per portare la pace, ma per sconfiggere l'Intifada”. Per quanto la grande conferenza sugli investimenti di Betlemme, presieduta dal premier palestinese Salam Fayad e sponsorizzata da Israele, e la conferenza dello scorso anno ad Annapolis, nella quale si è cercato di promuovere concretamente i negoziati di pace. Secondo il segretario di stato, ora nella regione alcuni dei principi promossi da Bush sono più accettati, compresi il diritto di Israele a difendersi e la necessità di uno stato palestinese. “Abbiamo ereditato un Libano occupato da trent'anni dalle forze siriane. Ora i siriani se ne sono andati. C'è al potere un governo democratico – certo, minacciato da Hezbollah, ma il premier è riuscito a mantenersi al proprio posto ed è stato eletto un nuovo presidente. L'esercito libanese è per la prima volta impegnato nel controllo del territorio. Ed è in rapporti di amicizia con gli Stati Uniti”.

    La Siria ha lasciato il Libano

    Passiamo all'Iraq. “Saddam Hussein ha trascinato la regione e gli Stati Uniti nella guerra e ha causato la morte di più di un milione di persone. Ha massacrato il proprio popolo, ha terrorizzato i suoi vicini e ha cercato di procurarsi armi di distruzione di massa. Oggi invece abbiamo una democrazia multietnica e multi confessionale che non minaccia più i propri vicini”. “Non riesco proprio a capire la tesi di una situazione internazionale peggiorata. Rispetto a cosa? Alle forze siriane in Libano e alla mancanza di democrazia? Era questo un medio oriente migliore? Se prima la politica era fatta dentro le moschee, ora è tornata nello spazio pubblico. Prima o poi le organizzazioni tipo Hamas potranno anche riuscire a vincere, ma francamente preferisco che debbano partecipare alla politica e spiegare quali sono le loro soluzioni piuttosto che vedere i loro membri scorazzare per le strade con la faccia coperta, presentandosi come una gloriosa resistenza”. Rice sostiene che l'Amministrazione Bush sia riuscita a mutare la direzione complessiva verso la quale si muove il medio oriente. “Il lavoro è terminato? Certamente no. Ma non saremmo mai arrivati a questo punto se non fossimo intervenuti in Iraq. Dobbiamo  continuare a lavorare, ma ci stiamo muovendo verso una direzione innegabilmente diversa in quello che, a detta di molti, è geostrategicamente il paese più importante del mondo arabo”.
    Nella regione c'è un altro paese importante, l'Iran. Che rappresenta un grosso  problema. Rice concede che “gli iraniani sono stati più insistenti di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, dato il loro livello di isolamento”. Tuttavia, sostiene che “strategicamente, gli Stati Uniti sono in una posizione più vantaggiosa”, data la presenza delle loro forze in paesi che confinano con l'Iran, e le loro relazioni di sicurezza in tutta l'area del Golfo. Rice ricorda che “quando siamo arrivati noi, nessuno avrebbe riconosciuto che l'Iran potesse cercare di avere  l'atomica. Ora, la linea internazionale è che l'Iran debba fermare l'arricchimento dell'uranio”. Vero, anche se questa  linea deve ancora riuscire a impedire all'Iran di fare ciò che si propone. Non è ben chiaro che cosa abbia prodotto la decisione americana di affidare la questione all'E3 – Germania, Gran Bretagna e Francia – e all'Aiea. Rice enumera le molte sanzioni, e ipotizza che sia solo una questione di tempo. “Stanno pagando un costo pesante. Non so dire quando questo costo riuscirà a indurli a un cambio di politica, ma non dovrebbe essere sottostimato. E crescerà ancora di più con l'abbassamento delle quotazioni petrolifere”.

    I limiti della diplomazia
    Questo porta dritti all'altro (ex) membro dell'Asse del male, la Corea del nord. Rice nota correttamente che la politica ereditata dal team di Bush, basata sull'“Agreed Framework” del '94 era una finzione. “Erano in grado di tirarsene fuori in un attimo, stavano ingannando, avevamo speso centinaia di milioni di dollari per il reattore ad acqua leggera e per le forniture di olio combustibile, senza ottenerne nulla”, sostiene. I critici avrebbero da ridire sulla recente politica dell'Amministrazione, bollando come puro atto di fede il fatto di avere depennato la Corea del nord dalla lista degli stati sponsor del terrorismo in cambio di altre promesse di autorizzazione alle ispezioni. Rice garantisce: “Non è stato un gesto incosciente, da parte mia, cancellarli dalla lista”. La sua  motivazione è che gli Stati Uniti “non hanno perso niente di valore. I nordcoreani ne hanno ottenuto un beneficio simbolico, suppongo, ma noi continuiamo ad avere in mano le forniture di olio combustibile, che è ciò di cui non possono fare a meno. Possiamo tornare alle   sanzioni in qualsiasi momento anche se sono già il paese più sanzionato al mondo, per cui non otterremmo comunque molto di più”. Questo argomento induce Rice a un'osservazione, forse la più rivelatrice, sui giri di parole diplomatici dell'Amministrazione con Iran e Corea del nord: “A meno che non si abbia davvero un piano per un cambiamento di regime nel breve termine, l'obiettivo deve essere soltanto quello di fare tutto quello che si può per il loro programma nucleare”. Questa valutazione dei limiti della “diplomazia” è qualcosa che la nuova Amministrazione deve ancora riconoscere.
    Asia, oggi più che mai, significa Cina. E' stato quasi dimenticato che il primo incidente internazionale dell'Amministrazione Bush, all'inizio del 2001, è stato causato dall'abbattimento di un aereo spia in una Cina che era di gran lunga più povera, di gran lunga più insulare e di gran lunga più suscettibile circa la propria sfera di influenza. Otto anni di lenta integrazione nella comunità mondiale – dall'adesione al Wto fino ai Giochi olimpici – hanno fatto una bella differenza. La cosa importante, dice Rice, è che “siamo stati in grado di dire quello che volevamo sul Tibet, sui diritti umani, e riusciamo ancora a mantenere con la Cina relazioni fondamentalmente solide”. Secondo Rice, l'Amministrazione Bush ci sta anche lasciando in eredità una Cina più aperta a un ruolo nel mantenimento dell'ordine nella regione.
    L'America latina? Rice è dell'idea che l'uomo forte del Venezuela, Hugo Chávez, si stia scavando la propria fossa. “Tutti parlano di lui, ma le basse quotazioni del petrolio lo terranno a bada. Sta perdendo un referendum dopo l'altro”. Sottolinea i legami più forti con paesi sia a destra che a sinistra. Forse avendo in mente la Colombia, il segretario di stato aggiunge caustica: “Per inciso, essere multilaterali significa essere capaci di commerciare con la gente. Quando intavoliamo i colloqui, probabilmente parliamo tanto di circostanze economiche quanto di tutto il resto”.

    L'orso russo uscito dal letargo

    E che dire dell'orso ormai non più in letargo? La Russia è un problema – ammette Rice – sebbene soprattutto su questioni relative alla sua periferia. E' ottimista sul fatto che la sua recente incursione in Georgia sia stato un momento istruttivo. “Ho detto recentemente a Sergei Lavrov [il ministro degli esteri russo]: ‘Sai, Sergei, avete fatto qualcosa che non sarei mai riuscita a fare. Avete reso Misha Saakashvili [il presidente georgiano] il beniamino della comunità internazionale. I georgiani ora hanno più denaro di quanto ne possano spendere. E le vostre forze sono in Ossezia del sud e in Abkhazia con il chiaro appoggio di Nicaragua e Hamas. Le mie congratulazioni'. Tutti si stanno attualmente ponendo domande sulla rispettabilità della Russia come partner. La sua economia è in grave difficoltà. Ne è venuta fuori malamente. E penso che ciò potrebbe trattenerla dal tentare di nuovo mosse simili”. Risultato finale: “Il mondo è in una situazione molto problematica, ma non più di quanto fosse all'inizio della nostra Amministrazione, e in alcune sacche geopolitiche è molto, molto migliorato”, afferma. Finito di dirlo, allontana la sedia dal tavolo e corre via, a prendere un aereo per raggiungere un'altra parte del mondo.

    © Wall Street Journal
    per gentile concessione di MF
    (traduzione di Aldo Piccato e
    di Massimo Scaglione)