Barbari e mano pesante

Redazione

Se l'offensiva israeliana fosse indiscriminata, i morti tra la popolazione di Gaza sarebbero già migliaia e non poco più di un centinaio. La fase aerea è durata dieci giorni: lancio di bombe e missili guidati, armi di precisione che hanno colpito gli obiettivi prioritari situati quasi tutti in mezzo alle case

    Se l'offensiva israeliana fosse indiscriminata, i morti tra la popolazione di Gaza sarebbero già migliaia e non poco più di un centinaio. La fase aerea è durata dieci giorni: lancio di bombe e missili guidati, armi di precisione che hanno colpito gli obiettivi prioritari situati quasi tutti in mezzo alle case. Gaza è l'angolo di mondo a più alta densità abitativa e se il quartier generale di Gerusalemme non avesse studiato al meglio ogni singola incursione, i “danni collaterali” sarebbero stati davvero ingenti. Le prime fasi dell'offensiva terrestre confermano la volontà di Israele di prolungare i tempi proprio per limitare le perdite e rendere l'operazione più accettabile agli occhi della comunità internazionale.

    Evitando un blitz travolgente ma sanguinoso gli israeliani circondano un quartiere dopo l'altro impedendo ai miliziani di ricevere rifornimenti, individuando gli edifici da colpire e attaccando i bersagli discriminati. Una tattica che sta mettendo Hamas in difficoltà al punto che la propaganda jihadista cerca di attribuire all'astuzia dei propri miliziani la morte di quattro soldati israeliani causata dal fuoco amico. Il fatto che (per ora) gli israeliani abbiano registrato una cinquantina di feriti e sei caduti, dei quali ben quattro colpiti dai loro commilitoni, dimostra la scarsa efficacia di Hamas. Se Tsahal attaccasse in modo indiscriminato, l'artiglieria avrebbe gioco facile nel radere al suolo i centri abitati, risparmiando molti rischi ai fanti ma facendo strage della popolazione.

    Negli spazi ristretti tra vicoli e abitazioni, è più facile compiere errori e i casi di  “blue on blue” diventano più frequenti così come la distanza ravvicinata offre a Hamas la possibilità di utilizzare cecchini, ordigni stradali e attentatori suicidi. Queste minacce provocarono tra gli americani una novantina di caduti a Fallujah proprio perché in quella battaglia urbana un obiettivo non secondario era limitare le perdite civili, anche esponendo maggiormente i soldati. Hamas punta sulla “strage” nella speranza che le pressioni europee inducano Israele a fermare la sua reazione “sproporzionata”. Le operazioni militari devono essere efficaci, non “proporzionate”, dicono i vertici militari israeliani, e portare alla neutralizzazione del nemico, senza limitarsi a “rispondere” alle sue aggressioni. Piuttosto, è Hamas a condurre attacchi indiscriminati colpendo volutamente città e villaggi del Negev invece di obiettivi militari. I jihadisti lanciano razzi per uccidere la popolazione israeliana, mentre Tsahal colpisce soltanto per sbaglio civili palestinesi nel tentativo di eliminare i miliziani che spesso se ne fanno scudo. Una differenza non di poco conto che molti in Europa non sembrano aver colto.