Exit strategy da Gaza

Hamas è sotto scacco ma ha un piano B nella penisola del Sinai

Redazione

Evitare la disfatta e raggrupparsi nel Sinai. Sotto bombardamenti incessanti, e con davanti la prospettiva di un'offensiva casa per casa dei soldati israeliani, Hamas sta subendo l'attacco più duro della sua storia. Tre leader chiave sono già stati uccisi, gli altri si sono rifugiati nel sottosuolo e i miliziani rimasti in superficie a resistere sono disorientati.

    Evitare la disfatta e raggrupparsi nel Sinai. Sotto bombardamenti incessanti, e con davanti la prospettiva di un'offensiva casa per casa dei soldati israeliani, Hamas sta subendo l'attacco più duro della sua storia. Tre leader chiave sono già stati uccisi, gli altri si sono rifugiati nel sottosuolo e i miliziani rimasti in superficie a resistere sono disorientati, “si nota che combattono senza ordini precisi”, dicono gli ufficiali di Tsahal impegnati all'interno della Striscia. Per questo ora – secondo fonti dell'intelligence – Hamas dal fondo dei bunker sta già pensando alla ripartenza, in direzione Egitto. Per risorgere dalle proprie ceneri, Hamas spera in un impegno internazionale blando a Gaza, sul modello di quello in Libano dopo la guerra tra Israele e Hezbollah dell'estate 2006. Oggi tra il confine sud del Libano e il fiume Litani, i peacekeeper di Unifil hanno un controllo non pieno del territorio, e questo permette alle milizie sciite di riorganizzarsi e di riarmarsi – quasi alla luce del sole – in vista di un secondo probabile conflitto con Israele.

    Il piano di pace franco egiziano, che fino a oggi è la proposta più solida per arrivare a un cessate il fuoco, prevede un accordo di sicurezza sulla frontiera sud tra Egitto e Gaza in modo da renderla impermeabile al traffico di armi e uomini. Ma le garanzie offerte sono poche. Prima della chiusura dei valichi nel 2006, dopo la presa di potere di Hamas, il gruppo islamista stava già usando la penisola egiziana del Sinai come retropalco sicuro per compiere attacchi contro Israele. Quasi un anno fa, nel febbraio 2008, i giornali egiziani lamentavano l'infiltrazione islamista da Gaza, e la polizia egiziana arrestava almeno cinque attentatori suicidi con già le cinture esplosive addosso, appartenenti al gruppo palestinese. Ma in Egitto almeno un migliaio di estremisti sunniti sarebbe già pronto a creare un corridoio di fuga per Hamas e a trasformare la penisola del Sinai in un'area di resistenza strategica sicura, come negli anni scorsi le città di confine della Siria per i guerriglieri iracheni.

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