La quiete dopo il Piombo fuso
Il ritiro delle Forze armate israeliane dalla Striscia di Gaza dopo tre settimane conclude le operazioni belliche e apre la fase, per qualche aspetto più ardua, del consolidamento politico dei risultati raggiunti. Quali sono questi risultati?
Il ritiro delle Forze armate israeliane dalla Striscia di Gaza dopo tre settimane conclude le operazioni belliche e apre la fase, per qualche aspetto più ardua, del consolidamento politico dei risultati raggiunti. Quali sono questi risultati? In primo luogo la riaffermazione del diritto di Israele da non subire bombardamenti di missili senza che questo provochi una reazione. La discussione sul carattere proporzionale o eccessivo di questa reazione è questione di lana caprina, quel che conta è che molte rampe siano state eliminate, molti capi del jihad colpiti, il sistema di approvvigionamento degli ordigni bloccato. Questo è il senso della “tregua permanente”, alla quale America ed Egitto si sono impegnati, e che era l'obiettivo politico diretto di Israele. D'altra parte il disegno di Hamas e dei suoi sostenitori iraniani, che consisteva nella sollevazione delle popolazioni musulmane contro i governi moderati accusati di connivenza con “il nemico sionista” non ha ottenuto risultati, nonostante il sostegno ottenuto da settori dell'opinione pubblica occidentale.
Resta naturalmente il problema della prospettiva negoziale, che non è stata ostruita dall'intervento su Gaza, visto che nessuno può pensare che un paese sovrano e militarmente robusto come Israele tratti sotto i bombardamenti. La “grande vittoria” annunciata rodomontescamente da Hamas non può nascondere il fallimento del suo progetto e il ritorno al dilemma che si pose quando, costituito un governo di unità palestinese, Hamas denunciò gli accordi con Fatah e si impadronì illegalmente con la violenza della Striscia. Se la comunità internazionale manterrà i suoi impegni e svolgerà le attività umanitarie a Gaza senza passare per il cosiddetto governo di Hamas, si tornerà a discutere di governo unitario palestinese, che in sostanza implica il riconoscimento dei trattati firmati dall'Olp, che riconoscono l'esistenza di Israele. E' presto per stilare un bilancio politico dell'esito del conflitto, ma per ora non appare affatto negativo come sostiene la campagna del pacifismo a senso unico.
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