Le bufale di Hamas

Redazione

I morti potrebbero essere non più di 500 o 600. Per lo più ragazzi tra i 17 e 23 anni reclutati tra le fila di Hamas che li ha mandati letteralmente al massacro', ci dice un medico dell'ospedale Shifah che non vuole assolutamente essere citato, è a rischio la sua vita. Un dato però confermato anche dai giornalisti locali.

    Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo formidabile dell'inviato Lorenzo Cremonesi, che era riuscito a entrare nella Striscia di Gaza dentro un'ambulanza prima che i combattimenti finissero, quando il resto dei giornalisti aspettava sul confine, ed è finito pure sotto il fuoco israeliano. Il pezzo del Corriere demolisce le cifre fornite da Hamas sul numero di vittime civili nei 22 giorni di guerra. Cifre inspiegabilmente, finora, date per buone. “C'è un dato che sta emergendo sempre più evidente visitando cliniche, ospedali e le famiglie delle vittime del fuoco israeliano – scrive Lorenzo Cremonesi – In verità il loro numero appare molto più basso dei quasi 1.300 morti, oltre a circa 5.000 feriti, riportati dagli uomini di Hamas e ripetuti da ufficiali Onu e della Croce Rossa locale. ‘I morti potrebbero essere non più di 500 o 600. Per lo più ragazzi tra i 17 e 23 anni reclutati tra le fila di Hamas che li ha mandati letteralmente al massacro', ci dice un medico dell'ospedale Shifah che non vuole assolutamente essere citato, è a rischio la sua vita.

    Un dato però confermato anche dai giornalisti locali: ‘Lo abbiamo già segnalato ai capi di Hamas. Perché insistono nel gonfiare le cifre delle vittime? Strano tra l'altro che le organizzazioni non governative, anche occidentali, le riportino senza verifica. Alla fine la verità potrebbe venire a galla”. Al Foglio l'inviato conferma: “Ho visto gli ospedali, in genere in zone di guerra per ogni morto ci sono in media tre feriti gravi, non ho assolutamente visto queste cifre a Gaza. Cito anche reporter locali ‘very senior' che conosco da molto tempo e dicono 500, 600 uno si è spinto a 700, ma non oltre”.

    Il precedente che viene subito in mente è quello di Jenin nel 2002. Durante l'offensiva israeliana nel campo profughi si parlò di 1.500 morti. L'agenzia palestinese Wafa, citando fonti mediche, parlò di “massacro del Ventunesimo secolo”. Il rappresentante palestinese alle Nazioni Unite, Nasser al Kidwa, descrisse alla Cnn “gli elicotteri che stanno bersagliando con i missili un chilometro quadrato affollato da 15.000 persone”. La stampa inglese, Guardian, Independent e Times, si bevve subito la storia. Poi venne fuori che c'erano soltanto 56 vittime, di cui 45 erano guerriglieri caduti combattendo.

    Cremonesi mette in dubbio anche il numero ufficiale dei feriti, 5.000, perché ha fatto il giro degli ospedali – che da fuori la Striscia tutti descrivevano “al collasso” – e li ha trovati semivuoti. “Molti letti sono liberi all'Ospedale europeo di Rafah, uno di quelli che pure dovrebbe essere più coinvolto  nella ‘guerra dei tunnel' israeliana. Lo stesso vale per il Nasser di Khan Younis. Solo 5 letti dei 150 dell'Ospedale privato al Amal sono occupati”. E descrive la disperazione degli abitanti di Gaza, che gridavano alle squadre di ragazzini di Hamas, dai 16 ai 23 anni, di andare via, di non attirare con la loro presenza e il lancio di razzi il fuoco degli israeliani. “I più coraggiosi si erano organizzati e avevano sbarrato le porte di accesso ai loro cortili, inchiodato assi a quelle dei palazzi, bloccato in fretta e furia le scale per i tetti più alti”.

    Amira Hass, l'unica giornalista israeliana dentro la Striscia, ha invece per prima dato la notizia delle esecuzioni segrete di Hamas contro i membri di Fatah. La popolazione di Gaza non è l'incrollabile monolite filoHamas descritto da fuori. Il numero delle vittime di Gaza non è definitivo, ancora nascosto nella nebbia della guerra. Ieri l'esercito israeliano ha contestato le stime del Corriere e ha detto che il numero finale dei morti si avvicinerà a 1.300, dei quali però 750 soldati di Hamas.