Parte la gara contro l'Iran per ricostruire e controllare Gaza

Redazione

Il rumore delle armi sui campi al confine della Striscia di Gaza ha fatto pensare ieri a una ripresa delle ostilità tra Hamas e Israele. La tregua ha ceduto: un soldato israeliano è morto e tre suoi commilitoni sono stati feriti per lo scoppio di un ordigno nascosto nel terreno. Il movimento islamista, che controlla il territorio dal 2007, non ha rivendicato l'azione.

    Il rumore delle armi sui campi al confine della Striscia di Gaza ha fatto pensare ieri a una ripresa delle ostilità tra Hamas e Israele. La tregua ha ceduto: un soldato israeliano è morto e tre suoi commilitoni sono stati feriti per lo scoppio di un ordigno nascosto nel terreno. Il movimento islamista, che controlla il territorio dal 2007, non ha rivendicato l'azione e a Gerusalemme s'indaga per capire se si trattasse di una bomba impiantata prima o dopo l'inizio dell'operazione Piombo fuso, a dicembre. Subito dopo l'incidente, le forze israeliane hanno risposto inviando i propri soldati qualche chilometro all'interno della Striscia e sparando verso le postazioni dei miliziani. Nello scontro a fuoco è morto un contadino palestinese. Più tardi, l'aviazione ha ucciso un uomo, secondo l'esercito coinvolto nell'attacco del mattino, mentre viaggiava sulla sua motocicletta.

    Finora, nonostante la fragilità del cessate il fuoco dichiarato da entrambe le parti unilateralmente, la calma a Gaza sembra reggere. Nei giorni dopo il conflitto, il lancio di Qassam dalla Striscia e i bombardamenti israeliani hanno lasciato il posto a una gara per aggiudicarsi il controllo sulla ricostruzione. Sulla questione è già scontro aperto: l'Autorità nazionale palestinese, Israele e la comunità internazionale vogliono evitare che ingenti somme di denaro possano arrivare ad Hamas. Per il premier palestinese Salam Fayyad, i danni a Gaza superano il miliardo e mezzo  di dollari. Le case distrutte sarebbero oltre 5.000. A poche ore dall'annuncio del cessate il fuoco proclamato da Israele, l'Arabia Saudita ha offerto aiuti pari a un miliardo di dollari e altri paesi del Golfo potrebbero gonfiare la somma. Riad, assieme all'Egitto, fin dall'inizio delle ostilità ha accusato Hamas di avere enormi responsabilità nel conflitto avendo deciso di non prolungare una tregua durata mesi ma costantemente interrotta dal lancio di Qassam sul sud d'Israele. L'Arabia Saudita ha accelerato i tempi dell'offerta ai palestinesi per anticipare l'Iran, suo rivale nello scontro per l'egemonia regionale.

    A Teheran esiste già un Comitato iraniano per la ricostruzione di Gaza, sorto dal coordinamento tra i vertici della Repubblica islamica e quelli del movimento islamista. Ali Larijani, presidente del Parlamento iraniano, ha annunciato la costruzione di  mille case, dieci scuole, cinque moschee, 500 centri commerciali, un ospedale, un'università. La lista ricorda i manifesti apparsi nel 2006 nel Sud del Libano dopo la fine della guerra tra Tsahal e Hezbollah, la milizia sciita finanziata da Teheran. Sotto la bandiera iraniana, tra i villaggi distrutti, le scritte: “25 centri medici”, “510 km di strade principali”, “200 progetti di ricostruzione”, “al servizio del popolo libanese”. Secondo la Press tv iraniana i dirigenti di Teheran starebbero dibattendo su compensazioni da inviare direttamente alle famiglie “dei martiri”.

    Per ora, a Gaza, qualche famiglia ha ricevuto soldi da Hamas. Il movimento palestinese aveva promesso 4.000 euro a ciascuna famiglia cui è stata distrutta la casa; mille euro per ogni persona morta. Secondo la Reuters, il gruppo ha consegnato in alcuni tra i villaggi più colpiti somme minori, da 200 a mille euro, ma non si tratta di una distribuzione a tappeto. Il premier Fayyad in un'intervista ricorda ai donatori che vogliono contribuire alla ricostruzione il rischio di ampliare la frattura tra le parti palestinesi, Fatah in Cisgiordania e Hamas a Gaza, ignorando il ruolo dell'Anp: un messaggio a chiunque, come l'Iran, intenda versare denaro direttamente nelle casse di Hamas. “Vogliamo essere sicuri che la riabilitazione di Gaza non significhi la riabilitazione di Hamas”, ha detto il portavoce del premier israeliano Ehud Olmert, Mark Regev, mentre l'Onu e l'Ue propongono la creazione di un comitato che agisca coordinandosi con l'Anp.