Tra il Cairo e la Striscia
Nella routine di guerra a Gaza, Hamas ora è costretta a trattare tregue
Fine immediata del lancio di razzi sul Negev, tregua di 18 mesi, annuncio entro 48 ore della formazione di un governo palestinese di unità nazionale che metta fine alla guerra civile tra Hamas e al Fatah e anche la liberazione del caporale Gilad Shalit in cambio di prigionieri palestinesi: questo l'accordo in via di perfezionamento al Cairo che Hamas ha sottoscritto.
Fine immediata del lancio di razzi sul Negev, tregua di 18 mesi, annuncio entro 48 ore della formazione di un governo palestinese di unità nazionale – probabilmente “tecnico – che metta fine alla guerra civile tra Hamas e al Fatah e anche la liberazione del caporale Gilad Shalit in cambio di prigionieri palestinesi: questo l'accordo in via di perfezionamento al Cairo che Hamas ha sottoscritto. E' la sconfessione delle tesi di chi nell'Unione europea – a iniziare da Nicolas Sarkozy, e in Italia da Massimo D'Alema – ha giudicato “sproporzionato” l'intervento militare israeliano a Gaza del dicembre scorso, condannando l'eccessivo impiego della forza. Ora si può prendere atto che soltanto dopo Hamas ha chinato la testa – e ancora non del tutto, ieri ha lanciato Qassam, Israele ha replicato con un raid aereo, ci sono due morti – e ha accettato quelle proposte di tregua e di ripresa del dialogo tra palestinesi che il 28 dicembre aveva rifiutato.
La decisione israeliana di intervenire a Gaza infatti – e le capitali europee lo sapevano benissimo – era maturata dopo che per tre settimane le trattative segrete del Cairo tra Hamas e il governo Olmert per rinnovare la tregua semestrale di giugno erano fallite per volontà unilaterale di Hamas. Giungeva dopo che l'accordo per il governo di unità palestinese tra Hamas e Fatah, già steso e che doveva solo essere siglato a fine novembre in Qatar, era stato sabotato, sempre da Hamas. Era accompagnata dal fallimento delle trattative per la liberazione di Shalit. Era infine provocata dalla continua pioggia di razzi sul Negev .
Ora dunque, dopo la “guerra di Gaza”, Hamas accetta le identiche condizioni che Israele e Abu Mazen e Hosni Mubarak le avevano offerto per tutto il mese di dicembre. Questo aspetto – Hamas che scatena volutamente una guerra in enorme svantaggio militare, per poi accettare tutto quel che aveva sino allora rifiutato – è il più inquietante del quadro e il meno compreso dalle capitali europee perché sfugge alla logica politica post Westfalia che vige in occidente. Ma questa è la costante politica arabo-palestinese, negare lo scambio di pace contro terra.
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