Stop per Hezbollah

Redazione

La pioggia di soldi arrivata sul Libano per le elezioni più attese della storia del paese non ha sortito effetto: i risultati dicono che i rapporti di forza esistenti prima sono rimasti intatti e non si sono spostati di un grammo. I cristiani, ago della bilancia, hanno preferito fare vincere i sunniti, meno organizzati e minacciosi degli sciiti, che invece, inquadrati nella loro milizia leale a Siria e Iran, sono una marea montate e prolifica.

    La pioggia di soldi arrivata sul Libano per le elezioni più attese della storia del paese non ha sortito effetto: i risultati dicono che i rapporti di forza esistenti prima sono rimasti intatti e non si sono spostati di un grammo. Il fronte antioccidentale guidato da Hezbollah scende da 60 seggi a 59. Il fronte opposto, quello pro occidentale del “14 marzo” guidato da Futuro sunnita di Saad Hariri, scende da 70 a 68. Chi era maggioranza resta maggioranza, chi era all'opposizione resta all'opposizione.
    I cristiani, ago della bilancia, hanno preferito fare vincere i sunniti, meno organizzati e minacciosi degli sciiti, che invece, inquadrati nella loro milizia leale a Siria e Iran, sono una marea montate e prolifica.

    Gli osservatori speranzosi dicono che è il vento nuovo soffiato dal presidente americano Barack Obama sul medio oriente. Ha fatto il suo primo miracolo, scongiurando il pericolo – reale a giudicare dai sondaggi che davano Hezbollah in vantaggio – che il paese diventasse un feudo filoiraniano affacciato sul Mediterraneo. I libanesi ancora incerti avrebbero premiato le parole di apertura di Obama e avrebbero risposto votando a favore del governo in carica, filo occidentale e amico di Stati Uniti e Arabia Saudita, contro l'Iran in cerca dell'atomica.

    Gli osservatori cinici dicono che questo risultato conviene a tutti. Tre settimane fa il vicepresidente americano è arrivato a Beirut minacciando: se vince Hezbollah, scordatevi i nostri aiuti (un miliardo di dollari dal 2006, e altri due dall'Arabia Saudita). Due settimane fa il Partito di Dio, con un sussulto di realismo, ha spedito i suoi emissari al Fondo monetario internazionale e all'Unione europea, per chiedere: se vinciamo noi, continuerete a finanziare il paese o ci boicotterete come gruppo terrorista? Il vertice era così preoccupato di perdere i fondi da andare persino a rassicurare il fronte nemico, quello di Saad Hariri. Se anche vincessimo – questo il patto segreto – voi conserverete un ruolo importante, per garantire questa continuità di finanziamenti e di aiuti internazionali. Ora il problema non si pone più, perché Hezbollah ha perso. Il grande colpo simbolico – la resistenza antisraeliana che diventa governo del paese – non c'è stato. Ma la soluzione più probabile è un governo di larghe intese. Il partito hezbollah lavorerà assieme alla stessa maggioranza che non è mai stata capace di disarmarlo.(nella foto: sostenitori di Hariri festeggiano la vittoria)