La democrazia è contagiosa
Dopo l'appello di Bernard-Henri Lévy sul Web alla gioventù iraniana, anche André Glucksmann, l'ex nouveau philosophe paladino trent'anni fa dei diritti dei dissidenti contro l'impero sovietico, si mobilita per l'opposizione al regime degli ayatollah. Lo fa seguendo il movimento di piazza a Teheran e prendendo parte agli incontri con gli esuli a Parigi. “Anch'io mi auguro che i riformisti riescano a rovesciare il regime – dice al Foglio – e sto dalla parte dei giovani che si battono per la libertà a rischio della propria vita”.
Guarda il messaggio di Bernard-Henri Lévy ai giovani iraniani
Dopo l'appello di Bernard-Henri Lévy sul Web alla gioventù iraniana, anche André Glucksmann, l'ex nouveau philosophe paladino trent'anni fa dei diritti dei dissidenti contro l'impero sovietico, si mobilita per l'opposizione al regime degli ayatollah. Lo fa seguendo il movimento di piazza a Teheran e prendendo parte agli incontri con gli esuli a Parigi. “Anch'io mi auguro che i riformisti riescano a rovesciare il regime – dice al Foglio – e sto dalla parte dei giovani che si battono per la libertà a rischio della propria vita”.
E' il risveglio della coscienza occidentale che, se si tratta di libertà e democrazia, è disposta a dimenticare gli interessi e superare la prudenza, pure se i capi della rivolta iraniana non offrono molte garanzie in questo senso? “Migliaia di persone in piazza per protestare contro il regime è un fatto che di per sé conta più di qualsiasi pedigree – risponde Glucksmann – Nessuno sa che cosa succederà, ma nessuno ha previsto una tale deflagrazione”. Qualunque cosa accada, nulla sarà più come prima, dice Bernard-Henri Lévy: “Il popolo si è dissociato da un regime esangue e sa che nessun potere al mondo può mantenersi al potere contro il popolo. Il re è nudo. Il regime degli ayatollah è condannato a mediare o scomparire. Qualunque cosa accada, nessun politico iraniano potrà apparire sulla scena del mondo senza essere avvolto da una nuvola di zolfo che circonda chi bara”.
Certo, ci sono pure gli scettici che giudicano l'appello di Bernard-Henri Lévy mera retorica, buona per tutte le stagioni, Vietnam, Cambogia, Cile, Kosovo, e ci sono gli attendisti che davanti alla complessità dell'Iran cercano di evitare la miccia del nazionalismo. “Vogliamo fare la guerra all'Iran come vuole Bernard-Henri Lévy? Sarebbe una catastrofe”, commenta per esempio Alain Besançon. Glucksmann invece mostra un altro tipo di scetticismo: “Non mi faccio illusioni sulla capacità dell'Europa di reagire alla dittatura, sia di Putin in Cecenia, sia di Khamenei a Teheran, ma finché posso sosterrò chi si batte contro la repressione. Non possiamo ragionare a breve. La democrazia è un movimento di lunga data che si diffonde in tutto il mondo. Dobbiamo sostenerlo: sarà contagioso”.
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