Il ragazzo che voleva essere Liz Taylor e ballava con gli zombie

Redazione

Ora che il cuore di Michael Jackson si è fermato, stanco del mezzo secolo raggiunto, sempre più arrancando, nell'agosto dello scorso anno (e forse erano davvero troppe, cinquanta primavere, per il Peter Pan nero che voleva assomigliare a Liz Taylor, e che nulla aveva risparmiato al proprio corpo per realizzare quel desiderio), ora non si può non pensare a quant'è simile, questa sua morte, a quella di Elvis Presley. Che di Michael fu suocero “postumo".

Leggi il signorino pop - Guarda il video di Billie Jean cantata dal vivo - Guarda il video di Thriller - Guarda il video di Black or White - Guarda il video di Beat it - Guarda le foto

    Ora che il cuore di Michael Jackson si è fermato, stanco del mezzo secolo raggiunto, sempre più arrancando, nell'agosto dello scorso anno (e forse erano davvero troppe, cinquanta primavere, per il Peter Pan nero che voleva assomigliare a Liz Taylor, e che nulla aveva risparmiato al proprio corpo per realizzare quel desiderio), ora non si può non pensare a quant'è simile, questa sua morte, a quella di Elvis Presley. Che di Michael fu suocero “postumo”, perché la sua unica figlia, Lisa Marie, era stata sposata con Jackson per due anni e in modo non precisamente idilliaco, per la gioia dei gossipari di tutto il mondo.

    Sulla fine di Jacko, prepariamoci, si discuterà per sempre. E' successa la stessa cosa per il suocero Elvis o per Jim Morrison, perché anche questo fa parte del blasone della vera popstar. Ma ora che Jackson ha riconquistato in morte quel rango di imperatore che negli ultimi anni era stato offuscato da troppe brutte storie, ora tutti ci ricordiamo che non c'è stato ragazzino, dal 1982 in poi, che non abbia provato a imitare il suo ipnotico passo all'indietro. Si chiamava Moonwalk, Jackson lo aveva lanciato con il videoclip di ‘Billie Jean', ed è diventato il passo più celebre della storia del pop.

    Dice al Foglio Carlo Freccero che “Jackson si è inventato e costruito un dna nel quale tutta la cultura di genere americana si mescola, come in un videogame. E' nero e bianco, maschio e femmina, bambino e adulto, è il vincente e lo sconfitto, è gay e tamarro, è umano e vampiro, zombie e disneyano, revenant e Bambi. Se non altro per questo è stato un precursore: basti pensare ai vampiri ‘democratizzati' di ‘True Blood', il serial della Hbo, che non sarebbero mai stati immaginabili se all'inizio degli anni Ottanta non ci fosse stato ‘Thriller', il video di John Landis nel quale Jackson si trasforma in zombie”. Come se avesse anticipato, giocandoci, la disfatta e il disfacimento degli ultimi anni… “Ma proprio in questo Jackson appare come la quintessenza della filosofia hollywoodiana, che rende eroico anche chi, come lui, ha camminato pericolosamente sul viale del tramonto. Tutta la sua vita, in fondo, è stata un trattato di pratiche d'avanguardia. Pensiamo a come ha usato e modificato il proprio corpo, rimanendo sempre ultrapop”.

    E' per questo, conclude Freccero, “che l'impronta di Michael Jackson sull'immaginario va molto al di là della sua importanza sul piano musicale”. Lo storico e studioso di rock Mimmo Franzinelli in Jackson riconosce “la novità. E' riuscito ad andare oltre la dimensione musicale per entrare nel costume. Lo ha saputo fare perché era un autodidatta intelligente, circondato da grandi professionisti. Ma è partito troppo in fretta, e il narcisismo l'ha distrutto”.
    Anche chi non l'ha mai amato sul piano musicale, come la scrittrice Silvia Ballestra, riconosce in Michael Jackson la capacità di incidere sull'immaginario “in negativo, per quanto mi riguarda, perché mi ha sempre fatto paura. Mi faceva paura quella specie di determinazione pazza a trasformarsi davvero nello zombie di ‘Thriller'. Ma per uno che, come lui, aveva avuto il primo vero successo a cinque anni, forse l'unico territorio praticabile era quello di una impossibile permanenza nell'infanzia, con tutti i suoi incubi e i suoi giochi, magari crudeli”. E se Gianni Boncompagni ha molto amato Jackson “per i pezzi bellissimi, per quei videoclip che mi porto nel telefonino, perché è stato l'ultimo grande talento pop”, Marco Giusti, studioso di cinema e fumetto, vede invece proprio nella vena horror, che da un certo punto in poi sembra essersi mangiata tutta la vita di Jackson, “la sua vera forza.

    Lui ha intuito la potenza della metamorfosi che porta un colletto bianco musicale a diventare come il Johnny Depp di ‘Edward mani di forbice', il protagonista del film di Tim Burton. Mi spiego. Jackson ha operato su di sé, direttamente sul proprio corpo, nella vita reale, la trasformazione virtuale di Johnny Depp-Edward Mani di forbice sullo schermo. E' diventato il cattivo gotico da adorare, il pupazzo malvagio che però può essere amato dai bambini. Quel passaggio, Jackson lo ha intuito prima di tutti. Ha intuito quel possibile amore e si è reinventato per intercettarlo, partendo da un corpo nero, completamente diverso da quello sbiadito con cui è morto. Altri hanno giocato le loro trasformazioni con il cinema animato, con l'mp3: Jackson ha usato la chirurgia plastica”.

    Leggi il signorino pop - Guarda il video di Billie Jean cantata dal vivo - Guarda il video di Thriller - Guarda il video di Black or White - Guarda il video di Beat it - Guarda le foto