La spietata trincea afghana
I talebani aprono il fuoco contro quattro soldati inglesi in avanscoperta del 5° plotone, compagnia A. Un proiettile centra la coscia di uno dei militari, che crolla a terra, e una spruzzata di pallottole solleva sbuffi dal terreno attorno a lui. I suoi commilitoni sono riusciti a trovare riparo, 30 metri più in là, all'angolo di una casa. “Eravamo ancora nel loro campo di tiro, sotto il fuoco nemico. Il nostro compagno gridava che lo avevano colpito”.
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I talebani aprono il fuoco contro quattro soldati inglesi in avanscoperta del 5° plotone, compagnia A. Un proiettile centra la coscia di uno dei militari, che crolla a terra, e una spruzzata di pallottole solleva sbuffi dal terreno attorno a lui. I suoi commilitoni sono riusciti a trovare riparo, 30 metri più in là, all'angolo di una casa. “Eravamo ancora nel loro campo di tiro, sotto il fuoco nemico. Il nostro compagno gridava che lo avevano colpito”, racconta il caporale Daniel Farrell, 24 anni. Tutti lo chiamano “Danger Faz” e nell'imboscata a nord di Sangin, uno dei covi talebani della provincia afghana di Helmand, comanda otto uomini. “Avrebbero continuato a spararci e il fuciliere ferito sarebbe stato ucciso – ha detto il caporale al Times – E' stato un attimo, ma ho pensato che non potevamo lasciarlo a terra in mezzo al campo di battaglia. Dovevamo tornare indietro a riprendercelo”.
Farrell e un altro soldato, Nathan Hau, corrono verso il ferito. I talebani se ne accorgono e sparano. Gli altri militari inglesi coprono i compagni. I due soccorritori fanno slalom fra le pallottole e raggiungono il soldato a terra. Sorreggendolo per le braccia lo trascinano indietro, sempre di corsa. Riescono a uscire dalla linea di tiro dei talebani. Appoggiato il ferito dietro un muro di fango e paglia sbrecciato da un precedente scontro con i talebani, “Danger Faz” passa al contrattacco. Tira un razzo a spalla in direzione della postazione degli insorti, ma manca di un soffio l'obiettivo. Allora imbraccia la mitragliatrice pesante. Appoggiato da una squadra di tiratori scelti, il plotone del caporale coraggioso continua a combattere fino all'arrivo dell'elicottero che porta in salvo il ferito. Una volta rientrato in base Farrell si rende conto di quanto sia stato fortunato. Un proiettile di kalashnikov si è conficcato nel gps legato alla gamba. Se non ci fosse stato, gli avrebbe fracassato il femore. “Non sono particolarmente religioso, ma penso che l'amico ucciso da un cecchino in Iraq mi ha protetto da lassù”, sussurra il caporale di Liverpool. Il salvataggio del ferito è avvenuto il 19 luglio, ma la buona stella per i soldati inglesi nella provincia di Helmand era già tramontata.
Lo scorso mese è stato il più sanguinoso dal crollo del regime talebano del 2001. Ventidue militari britannici sono caduti in soli trenta giorni. A oggi sono morti in Afghanistan 210 soldati di Sua maestà, compresi i sei militari uccisi martedì in un attacco suicida a Kabul. In Iraq, dal 2003, erano caduti in tutto 179 uomini. A sterminare i soldati inglesi sono stati gli Ied, le trappole esplosive nascoste ai bordi delle strade. Sempre più sofisticate, fanno vittime anche tra i soccorritori, come è successo al diciottenne Joseph Murphy, orecchie a sventola e faccia da bambino. Era arrivato a marzo. Il 10 luglio il suo plotone è saltato in aria su uno Ied. Murphy è rimasto illeso, ma non ci ha pensato un attimo a soccorrere un suo compagno ferito. Mentre lo stava portando via i talebani hanno fatto esplodere un secondo ordigno che ha ammazzato entrambi.
Quest'anno sono già morti 66 soldati inglesi, rispetto ai 51 di tutto il 2008. Tre militari su quattro vengono uccisi dalle trappole esplosive, che provocano un alto numero di feriti. Dal 2001 i feriti inglesi sono stati 790 dei quali 245 in maniera grave. In luglio le battaglie di Helmand hanno registrato un centinaio di feriti, il doppio rispetto al mese precedente. Amputazioni, danni al cervello e soldati accecati dalle esplosioni sono quasi all'ordine del giorno nell'ospedale sotto le tende di Camp Bastion, la più grande base inglese nella provincia di Helmand.
Il giornalista di guerra inglese, Anthony Lloyd, ha descritto una giornata di ordinario orrore dei medici da prima linea. Una squadra composta da centonovanta persone, compreso personale danese e due cappellani militari. L'elicottero Chinook appena atterrato ha evacuato dal campo di battaglia il ferito più grave della giornata. Un giovane soldatino di sua maestà, che ha perso le gambe. Una è volata via fin sopra il ginocchio e dell'altra rimane solo l'osso scarnificato. Il militare è ancora vigile e riesce a pronunciare il suo nome. “Benvenuti a Helmand” è il saluto ai giornalisti del colonnello Tim Hodgetts. Lui e i suoi chirurghi resuscitano, curano e operano anche per 22 ore al giorno di fila. In una giornata di guerra sono arrivati in poche ore un militare con metà faccia portata via, un altro con la schiena devastata dalle schegge e infine “il miracolato”. Un soldato britannico centrato da una pallottola alla gola. “Questo ragazzo deve giocare la lotteria quando torna a casa – dice il capitano americano Joe Rappold della squadra d'emergenza – La pallottola gli ha sfiorato la carotide di pochi millimetri. E' veramente fortunato”. Anche i chirurghi di guerra hanno un cuore. Per il colonnello Hodgetts il posto peggiore è il “cottage di Rose”, come viene chiamato l'obitorio. Chi non ce l'ha fatta arriva solitamente in più sacconi neri, che contengono i diversi pezzi del corpo dilaniato. Per questo molti soldati impegnati in Afghanistan si mettono i duplicati delle piastrine di riconoscimento fra i lacci degli stivali da deserto. Nel caso saltino su una mina e le gambe volino dalla parte opposta del tronco.
Dei 9.140 inglesi in Afghanistan 6.200 combattono nella provincia meridionale, culla del movimento talebano. Alcuni reparti, come il 3° battaglione del reggimento Yorkshire, sono stati decimati a tal punto che è arrivata la riserva da Cipro. In un rapporto riservato gli ufficiali sul terreno denunciano che “viene chiesto troppo con poche risorse a disposizione”. I blindati Warrior utilizzati dai britannici si sfaldano sugli ordigni disseminati dai talebani. La scarsità di elicotteri rimane cronica ed è capitato che unità inglesi abbiano dovuto chiedere le munizioni agli americani. Ieri il generale Richard Dannatt, capo di stato maggiore uscente dell'esercito inglese, ha ammesso che “servono più risorse in Afghanistan”, nonostante il governo continui a sostenere che l'equipaggiamento è sufficiente. In particolare servono velivoli senza pilota per una copertura di 24 ore al giorno. Oltre a personale e sistemi di intercettazioni per prevenire la minaccia delle trappole esplosive individuando dove vengono piazzate e chi le fabbrica. La madre di Richard Hunt, 21 anni, il caduto numero 200 del contingente britannico, ha sbottato: le truppe inglesi vengono trattate “come soldati di seconda classe”.
Fra i canali irrigati che rosicchiano oasi di verde al deserto di Helmand, la guerra non si ferma con le polemiche. I soldati inglesi vengono attaccati in media 12 volte al giorno. Il 19 giugno il generale Tim Radford, comandante della task force Helmand, ha lanciato la più ardita offensiva elitrasportata negli ultimi sette anni di conflitto in Afghanistan. Il primo assalto è partito da 12 elicotteri Chinook con a bordo 350 soldati del leggendario “Black watch”. Il 3° battaglione del reggimento reale scozzese è piombato sulla roccaforte talebana di Babaji a nord di Lashkar-Gah, capoluogo della provincia. L'operazione – nome in codice “Artiglio della pantera” – puntava a ripulire la zona centrale di Helmand dalle sacche talebane per garantire a 80 mila civili di scegliere liberamente se andare alle urne per le elezioni presidenziali di oggi. “I combattimenti sono stati molto duri – ha dichiarato il comandante inglese – Una via di mezzo fra la battaglia di Bocage (quando le truppe britanniche conquistarono Caen dopo lo sbarco in Normandia, ndr) e Belfast (ai tempi della guerriglia dell'Ira, ndr)”. L'operazione è durata cinque settimane e ha coinvolto tremila uomini impegnati fra Lashkar-Gah, Babaji e Gereshk. Secondo i britannici dai 450 ai 500 talebani sono stati uccisi, mentre gli inglesi hanno perso 23 uomini.
Il rinnovato attivismo dei talebani nella provincia di Helmand talvolta è legato agli errori degli inglesi. I servizi di Londra, assieme ad americani e danesi, avevano assoldato Hajij Kaduz, un signore della guerra locale, per tenere a bada i guerriglieri nel distretto di Nahri Saraj. L'accordo è durato 18 mesi, ma poi Kaduz voleva più soldi, sosteneva di aver già speso 40 mila dollari dal suo portafoglio per arruolare miliziani. Di fronte al rifiuto inglese, ha scatenato i suoi tagliagole in estorsioni, rapimenti e nel traffico di droga, con l'obiettivo di arrotondare. “Abbiamo ballato con il diavolo per 18 mesi e i talebani sono tornati”, ha denunciato Glen Swanson, un contractor che lavora nel distretto come consigliere per la stabilizzazione. Gli inglesi hanno dovuto riconquistarsi l'area combattendo. Gli scagnozzi del mullah Omar non hanno intenzione di perdere il loro territorio. A Nahri Saraj hanno giustiziato sei capi villaggio troppo vicini agli inglesi, che avrebbero potuto andare a votare per le presidenziali e provinciali. L'ultima tattica è deviare l'acqua dei canali di irrigazione dai villaggi pro inglesi. Alcune settimane fa i talebani hanno sparato in testa a una bambina di sette anni, poi hanno abbandonato il cadavere sull'uscio di casa dei familiari accusando gli inglesi del delitto.
Fra i militari britannici c'è chi l'ha giurata ai talebani e vuole tornare in Afghanistan, nonostante le ferite subite. Matt Woollard ha perso il piede destro nella provincia di Helmand e il suo cuore si è fermato tre volte mentre lo portavano via in elicottero. “Ho un lavoro da finire – sostiene il fante di 20 anni – Voglio tornare a combattere i talebani con una compagnia di fucilieri, come avevo fatto nel 2007 prima di saltare su una mina”. Al posto del piede ha una protesi e ce la sta mettendo tutta per superare i test di idoneità al combattimento. Il ministero della Difesa lo appoggia e a breve potrebbe tornare a Helmand. Natasha, la sua compagna che gli ha dato una figlia di dieci mesi, non lo ostacola.
Non è l'unico ferito che serve la patria in Afghanistan. Tuila Aveuta, originario delle isole Fiji, del reggimento reale dei fucilieri, ha perso una gamba in Iraq nel 2005. A Musa Qala è riuscito a seguire la sua unità occupandosi del magazzino. Le piccole e straordinarie storie dei volontari inglesi della missione nell'inferno di Helmand si sprecano. Duncan Hedges ha mollato una brillante carriera come ingegnere per tornare sotto le armi come riservista. Parla pashto, la lingua locale, e dalla base avanzata di Woqab esce con le pattuglie per cercare di stabilizzare la zona. Cinquant'anni, barbone lungo e grigio è stato soprannominato dagli afghani “Delawar khan”, il “re coraggioso”. A Garmsir è arrivata come volontaria l'ufficiale medico Olivia Allenby-Dilley, 25 anni. Una ragazza bassa e minuta, che quando segue i fucilieri ogni tanto la perdono di vista nei campi di granturco di Helmand. Nella stessa base il sergente Roger Waters, gestisce le operazioni aeree nella zona. In Inghilterra fa il manager per la raccolta dei rifiuti del comune di Birmingham.
Il canale di Shamalan resterà nelle memorie di guerra dei soldati inglesi. Una quindicina di chilometri disseminati di posti di blocco lungo le sponde del canale della morte, che si infila nel territorio talebano a nord ovest di Lashkar-Gah. Di notte ricorda le scene vietnamite di “Apocalypse now”: dalle loro postazioni trincerate gli inglesi osservano i razzi illuminanti che scendono lentamente a zig-zag fendendo il buio della notte. Il silenzio è spettrale, nessuno muove un muscolo, fino a quando il primo razzo controcarro lanciato dai talebani non sfreccia sopra le teste dei soldati. Gli inglesi rispondono con le mitragliatrici pesanti e gli insorti si scatenano con i kalashnikov. I proiettili traccianti si incrociano nel buio e se l'attacco si fa serio parte il fuoco di sbarramento dell'artiglieria.
Oppure arriva dal cielo un elicottero americano Apache. Su questa striscia di terra i plotoni delle Welsh Guards sono stati decimati subendo anche 15 attacchi in un solo giorno. Per rifornire i soldati perduti del canale di Shamalan c'è una sola strada, che i talebani riempiono di trappole esplosive. Su un ordigno è saltato in aria il tenente colonnello Rupert Thorneloe, comandante delle Guardie. L'ufficiale britannico più alto in grado caduto dai tempi della guerra delle Falkland nel 1982. Sei settimane prima di morire aveva detto dei suoi uomini uccisi: “Una grande perdita, ma bisogna assolutamente capire che la missione è vitale”. Al posto di blocco numero 11, lungo il canale della morte, le guardie continuano a tenere le posizioni. Ricordano gli amici morti in battaglia. In un momento di calma un soldato inglese chiede al compagno di trincea: “Pensi che stiamo vincendo?”. (nelle foto: Militari britannici impegnati nell'operazione “Panchai Palang” (Artiglio della pantera) nel sud dell'Afghanistan. Secondo gli inglesi, sono stati uccisi dai 450 ai 500 talebani - I talebani minano le strade, gli inglesi preferiscono spostarsi in elicottero - Soldatesse inglesi alla base avanzata Nolay)
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