Il discorso del Premier

Il Cav. alla Knesset spiega perché è il migliore amico di Israele

Redazione

E' per me un grande onore, è un grande onore per l'Italia, parlare in questa nobile assemblea che è il simbolo stesso dei valori democratici su cui si fonda il vostro Paese. Questo Parlamento rappresenta la più straordinaria vicenda del Novecento.

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    Signor Presidente dello Stato di Israele,
    Signor Presidente della Knesset,
    Signor Primo Ministro,
    Signori deputati,
    Autorità e invitati,

    è per me un grande onore, è un grande onore per l'Italia, parlare in questa nobile assemblea che è il simbolo stesso dei valori democratici su cui si fonda il vostro Paese. Questo Parlamento rappresenta la più straordinaria vicenda del Novecento. Questo Parlamento testimonia la nascita nel 1948 di uno Stato Ebraico, libero e democratico che raccolse finalmente, dopo l'orrenda esperienza della Shoah, cittadini del mondo che parlavano tutte le lingue e che accorsero da ogni angolo del mondo. Voi rappresentate ideali che sono universali, siete il più grande esempio di democrazia e di libertà nel Medio Oriente, un esempio che ha radici profonde nella Bibbia e nell'ideale sionista.
    Per noi, come hanno detto sia il Papa Giovanni Paolo II che il Rabbino Elio Toaff, il popolo ebraico è un “fratello maggiore”. Le origini della nostra amicizia, della nostra fratellanza, sono in una comunanza di civiltà e di destino, in un comune amore per la comprensione e la convivenza pacifica tra i popoli della terra. Purtroppo nel 1938, lo voglio ricordare, l'Italia si macchiò dell'infamia delle leggi razziali, che contraddissero secoli di civiltà cosmopolìta e di rispetto umanistico della persona e della sua dignità; ma il popolo italiano trovò la forza di riscattarsi attraverso la lotta di liberazione dal nazi-fascismo e trovò anche il coraggio di molti eroi civili, tra cui Giorgio Perlasca, che agì da Giusto fra le nazioni mettendo in salvo numerosissimi ebrei.

    E nel recente incontro tra il Papa Benedetto XVI e la Comunità ebraica di Roma il presidente della Comunità ha ricordato il convento di Santa Marta, a Firenze, dove le suore cattoliche accolsero e salvarono decine di ebrei dalla persecuzione nazista.
    Oggi, la sicurezza di Israele nei suoi confini e il suo diritto di esistere come Stato ebraico sono per noi una scelta etica e un imperativo morale contro ogni ritorno dell'antisemitismo e del negazionismo e contro la perdita di memoria dell'Occidente.
    La nostra amicizia per Israele è franca, aperta e reciproca, non è solo vicinanza verbale, non è solo diplomazia, è un moto dell'anima e viene dal cuore. I rapporti bilaterali fra Italia ed Israele sono eccellenti. Su ogni questione vige la regola della sincerità e della ricerca di un accordo completo, utile e produttivo.

    La nostra cooperazione è un vanto del mio governo e un fattore di orgoglio e soddisfazione per l'opinione pubblica italiana.
    Sono fiero di ricordare in questa solenne occasione che l'Italia seppe reagire con un grande “Israel Day” di solidarietà e di amore quando le bombe umane seminavano morte ad Haifa, a Tel Aviv, a Gerusalemme sui vostri autobus, nei vostri luoghi di ritrovo, nelle vostre feste nuziali, nelle vostre cerimonie religiose.
    L'Italia è orgogliosa di molti gesti di solidarietà verso il vostro paese, come ad esempio il rifiuto del nostro governo a partecipare alla Conferenza “Durban II” di Ginevra, che voleva sanzionare Israele con intollerabili accuse di razzismo e di violenza. Come il nostro voto contrario al rapporto Goldstone, che intendeva criminalizzare Israele per la reazione ai missili di Hamas lanciati da Gaza.

    Noi combattiamo insieme a voi ogni possibile rigurgito di antisemitismo in Europa e nel mondo, e insieme a voi ci preoccupiamo di rendere inseparabili la battaglia per l'esistenza e la sicurezza dello Stato d'Israele e quella per la pace. L'estensione della democrazia a tutti i popoli della terra, nelle forme possibili e la difesa della libertà come bisogno insopprimibile di ogni uomo, sono un imperativo che ci accomuna e che deriva dalla nostra fede, dalla nostra cultura giudaico-cristiana, dalla nostra comune concezione dell'uomo e della storia.
    Noi siamo uniti nella difesa della democrazia libera dal fanatismo, dal pregiudizio, dalla superstizione, dall'uso della violenza strumentalizzando il nome di Dio. A questa battaglia ci spinge la consapevolezza che ogni uomo e ogni donna nel mondo, quale che sia il loro credo, il loro colore, la loro etnia, ambiscono alla libertà.

    Israele, il vostro Stato è davvero il simbolo di questa possibilità di essere liberi e di far vivere la democrazia anche al di fuori dei confini dell'Occidente, ed è proprio per questo che risulta una presenza intollerabile per i fanatici di tutto il mondo. Per queste ragioni i liberali di ogni parte del globo vedono nel vostro Paese il simbolo positivo, doloroso e orgoglioso di una grande storia che parla di amore, di libertà, di giustizia, di ribellione al male. E noi, liberali di tutto il mondo, vi ringraziamo per il fatto stesso di esistere.

    Cari amici, dopo l'11 settembre abbiamo capito il carattere ultimativo e globale della sfida al nostro modo di vivere e alla nostra pratica della libertà, alla nostra pratica dell'eguaglianza tra i sessi, del diritto universale alla vita, alla libertà e alla sicurezza.
    Dieci anni prima era stata Tel Aviv ad essere colpita dai missili Scud di Saddam Hussein e dal 2000 è stata l'ondata terroristica della Seconda Intifada a mettere a dura prova il grande spirito di resistenza del vostro popolo. Noi italiani siamo stati consapevoli fin dal primo momento che la sfida del terrorismo era rivolta non soltanto contro gli Stati Uniti e contro Israele, ma contro tutti i Paesi democratici dell'Occidente e contro gli stessi Paesi arabi moderati. Da allora abbiamo fatto la nostra parte, dall'Irak all'Afganistan, dalla Bosnia al Libano, per combattere il terrorismo e favorire la pace. Con i nostri soldati e le nostre missioni di pace, abbiamo contribuito a rendere il mondo più sicuro e più giusto, pagando un alto tributo di vite umane.

    Anche di fronte alle minacce contro Israele e contro la sicurezza del suo popolo, l'Italia non è indifferente. L'efferatezza antisemita, a differenza di quanto è avvenuto alla vigilia e durante la Seconda guerra mondiale, non potrà e non dovrà più nutrirsi della complice indifferenza dei governi. In una situazione che può aprirsi alla prospettiva di nuove catastrofi, l'intera comunità internazionale deve decidersi a stabilire con parole chiare, univoche e unanimi, che non è accettabile l'armamento atomico a disposizione di uno Stato i cui leaders hanno proclamato “apertamente” la volontà di distruggere Israele ed hanno negato insieme la Shoah e la legittimità dello Stato Ebraico. Su questo punto non si possono ammettere cedimenti: occorre ricercare la più ampia intesa a livello internazionale per impedire e sconfiggere i disegni pericolosi del regime iraniano. La via da percorrere è quella del controllo multilaterale sugli sviluppi militari del programma nucleare iraniano, quella del negoziato risoluto, quella delle sanzioni efficaci: bisogna esigere garanzie ferree dal governo di Teheran, impegnando in modo determinato l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica al controllo ispettivo ed alla verifica continua dei progressi del negoziato. Certo non si deve respingere alcun segnale di buona volontà da parte iraniana, ma occorre dire apertamente che gli sforzi di dialogo non possono essere frustrati dalla logica dell'inganno e della perdita di tempo.

    Signori deputati, autorità, cari amici, venendo alla questione medio-orientale, la nostra azione, come sapete bene, è stata sempre indirizzata verso la soluzione che prevede due Stati, quello ebraico di Israele e quello palestinese, che vivano in pace e in sicurezza l'uno accanto all'altro. Oggi, questa soluzione – due Stati, due popoli – appare condivisa, oltre che da voi e dalla leadership palestinese, anche dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti e dai più importanti partner del mondo arabo e devo dare atto al Primo Ministro Netanyahu del coraggio con cui ha deciso di seguire, spiegandone le ragioni al suo popolo, tale strada.
    Sin dal 1994, come capo del Governo italiano, ebbi a proporre un “Piano Marshall” per lo sviluppo economico dei territori palestinesi: vedo, oggi, il mio Paese sempre più impegnato nell'aiuto umanitario ai palestinesi, nella cooperazione in materia sanitaria, culturale, infrastrutturale, turistica, e continuo ad essere convinto che la pace economica sia un elemento chiave per offrire speranza e futuro al popolo palestinese che ha sofferto e aspira ad una pace duratura e globale. La strategia della pace nel benessere è uno strumento prezioso per lo smantellamento delle premesse psicologiche e ideologiche di ogni forma di violenza. Mi rendo conto delle mille difficoltà sulla strada del processo di pace che tutto il mondo auspica.

    Ma noi speriamo in una svolta che metta da parte per sempre la cultura della violenza, che induca il popolo palestinese a guardare con fiducia al suo futuro e al rapporto con lo Stato ebraico come a un'opportunità per il proprio sviluppo e non come a un impedimento da superare. Oggi mi rivolgerò, con un appello che viene dal cuore, al Presidente Abbas affinché torni al tavolo del negoziato e consegni alla storia un accordo per la pace e lo sviluppo economico del suo popolo, della sua terra, dando vita così a quello Stato Palestinese che la comunità internazionale attende. E mi rivolgo al caro amico Primo Ministro Netanyahu, per chiedergli di confermare, con coraggio, le sue proposte e le sue offerte per far ripartire il dialogo, tenendo conto degli auspici e degli incoraggiamenti dei paesi amici di Israele, come l'Italia, o gli Stati Uniti, e di tutti i partner europei. Noi preghiamo e pregheremo affinché questa speranza possa realizzarsi.

    Cari amici,  vi ringrazio per la splendida accoglienza e per l'affetto che mi avete riservato.  Considerateci accanto a voi per costruire e difendere i valori che ci accomunano e che fanno di Israele un avamposto della cultura europea e occidentale. Quella cultura che si basa sul primato della persona umana e sulla grandezza dell'uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Quella cultura e quei valori che fanno del vostro Paese una vera democrazia, una società libera e orgogliosa della sua libertà, uno Stato libero e democratico in tutto eguale alle democrazie europee. Questo sentimento, che avverto profondamente, mi fa dire da anni, e non da oggi, che il vostro posto, il posto di Israele deve essere tra le Nazioni dell'Europa, come membro a pieno titolo dell'Unione Europea. Questo è il mio sogno, questo è il mio augurio. Vi ringrazio ancora e di cuore per la vostra accoglienza e per la vostra amicizia. In nome del Popolo Italiano auguro pace, serenità e benessere a voi e a tutto il popolo di Israele.

    Viva Israele
    Viva l'Italia
    Viva la pace e la libertà

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