Israele e il generale
Convocato improvvisamente, liquidato in pochi minuti e infine ridimensionato nella sua autorevolezza. E' stato questo il trattamento riservato al comandante in capo dell'esercito israeliano, il generale che ha risollevato il morale di Tsahal dopo i passi falsi nel conflitto in Libano nel 2006 e ha guidato con abilità le truppe nell'offensiva contro Hamas a Gaza alla fine del 2008. La decisione del ministro della Difesa, Ehud Barak, di non prolungare il mandato del capo di stato maggiore, Gabi Ashkenazi, ha destato sorpresa in Israele.
di Ariel David
Convocato improvvisamente, liquidato in pochi minuti e infine ridimensionato nella sua autorevolezza. E' stato questo il trattamento riservato al comandante in capo dell'esercito israeliano, il generale che ha risollevato il morale di Tsahal dopo i passi falsi nel conflitto in Libano nel 2006 e ha guidato con abilità le truppe nell'offensiva contro Hamas a Gaza alla fine del 2008. La decisione del ministro della Difesa, Ehud Barak, di non prolungare il mandato del capo di stato maggiore, Gabi Ashkenazi, ha destato sorpresa in Israele, viste le crescenti tensioni con l'Iran, Hezbollah e i gruppi palestinesi.
Non è andato giù il modo in cui Barak vuole togliere dalla scena un generale molto popolare, forse così popolare – sostengono a gran voce i maligni – da mettere in ombra l'ex premier che sogna di tornare alla guida del paese. Dopo aver ringraziato Ashkenazi per i grandi servigi resi alla patria, Barak ha fatto sapere che il capo di stato maggiore se ne andrà nel febbraio del 2011, senza rimanere al suo posto per un quinto anno come molti si aspettavano. L'annuncio di questa settimana, con dieci mesi di anticipo sulla scadenza del mandato, è stato visto come una mossa per indebolire l'autorità di Ashkenazi.
Il cinquantaseienne generale ha preso il posto nel 2007 di Dan Halutz, costretto alle dimissioni per gli errori nella guerra contro Hezbollah e travolto da uno scandalo per aver venduto il suo portafoglio di investimenti poche ore dopo l'inizio del conflitto. Ashkenazi, rimasto sempre un soldato dai modi semplici, è cresciuto tra i ranghi dei Golani, un'unità d'élite della fanteria. Ha combattuto nella guerra dello Yom Kippur e nel primo conflitto in Libano, e nel 1976 ha partecipato all'audace raid su Entebbe, in Uganda, per liberare gli ostaggi di un aereo Air France dirottato da terroristi palestinesi. Come capo di stato maggiore, Ashkenazi si è guadagnato il rispetto di buona parte del paese per la sua riservatezza, professionalità e prudenza.
Nell'operazione “Piombo fuso” a Gaza, che nonostante le polemiche sulle vittime civili è considerata un successo dalla maggior parte degli israeliani, Ashkenazi ha saputo limitare al massimo le perdite tra i soldati pur riuscendo a colpire duramente Hamas, portando un periodo di tranquillità nel sud d'Israele. Secondo gli analisti, proprio questi successi lo avrebbero trasformato in una minaccia politica per l'ex generale Barak, il soldato più decorato nella storia d'Israele, ora messo alle strette dal suo stesso Partito laburista per la scelta di rimanere nel governo di destra di Benjamin Netanyahu.
“Barak sperava che come ministro della Difesa sarebbe diventato ‘mister sicurezza' e che questo lo avrebbe aiutato a tornare a capo del governo”, dice Eyal Zisser, direttore del Centro studi mediorientali e africani presso l'Università di Tel Aviv. “Ma per gli israeliani ‘mister sicurezza' è Gabi Ashkenazi e quindi Barak ha pensato di toglierlo di mezzo”. Difficilmente la decisione non si ritorcerà contro le ambizioni di Barak, afferma Zisser, ma da questa baruffa politica si può trarre un'altra indicazione importante, ossia che i vertici israeliani non prevedono a breve un conflitto con l'Iran o gli altri avversari mediorientali. “Se stai per attaccare l'Iran non ti metti certo a cambiare il capo di stato maggiore”, spiega l'analista.
Ora per Barak, che sulle questioni militari gode di solito dell'appoggio incondizionato di Netanyahu, cominciano mesi di consultazioni per scegliere il successore di Ashkenazi. In testa ai pronostici c'è Yoav Galant, il capo del comando meridionale delle forze armate, generale vicino a Barak che ha anche l'appoggio di molti ufficiali di alto rango avendo contribuito al successo di “Piombo fuso”. L'altro nome di punta è Gadi Eizenkot, comandante delle truppe di stanza nel nord del paese, che però è considerato troppo vicino ad Ashkenazi. Soluzioni di compromesso potrebbero essere Benny Gantz, il vice di Ashkenazi voluto però dal ministro della Difesa, o Moshe Kaplinsky, ex numero due dell'esercito e ora imprenditore nel campo delle energie rinnovabili. Per Ashkenazi molti predicono un futuro in politica, forse proprio come avversario di Barak per la leadership laburista, ma la legge gli impone un periodo di attesa di almeno tre anni.
di Ariel David
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