Barak, cosa ci combini?

Redazione

Una masnada di hooligan “umanitari” eccitati dal proprio antisemitismo più o meno consapevole. Qualche araldo di Bin Laden, parecchi squadristi turchi filo Hamas. Qualche pacifista con pugnale e spranga in mano, qualche crocierista delle disgrazie altrui con il frisson eroico-impegnato del turista di guerra mediorientale che non vede l'ora di tornare per raccontare agli amici. E anche un numero non marginale di utili idioti.

    Una masnada di hooligan “umanitari” eccitati dal proprio antisemitismo più o meno consapevole. Qualche araldo di Bin Laden, parecchi squadristi turchi filo Hamas. Qualche pacifista con pugnale e spranga in mano, qualche crocierista delle disgrazie altrui con il frisson eroico-impegnato del turista di guerra mediorientale che non vede l'ora di tornare per raccontare agli amici. E anche un numero non marginale di utili idioti. Il campionario dei passeggeri a bordo della nave Mavi Marmara ci provoca il peggiore dei mal di mare possibili – ma anche sulla terraferma la nausea non scherza: ci sono ceffi ignobili che vanno a urlare “assassini, assassini” al Ghetto ebraico di Roma. Contro i tentativi di forzare il blocco navale attorno a Hamas, il diritto d'Israele all'autodifesa è sacrosanto.

    Eppure è chiaro che l'esercito che è stato di Ben Gurion e di Moshe Dayan, ma anche del ministro della Difesa attuale, Ehud Barak, un esercito che ha stupito il mondo con le operazioni militari più audaci e meglio pianificate della storia – la liberazione degli ostaggi a Entebbe, la conquista della nave “Karin A” carica di armi in soli otto minuti, il raid aereo sulla centrale nucleare di Saddam Hussein – questa volta ha tradito i propri standard d'eccellenza ed è rimasto impanicato in una tragedia, con il suo corteo di conseguenze umanamente dolorose. Il blitz è stato pianificato con approssimazione ed è proseguito peggio. Ogni soldato calato sul ponte è stato circondato dai picchiatori, isolato dai propri compagni e aggredito selvaggiamente. “Non ci aspettavamo questo tipo di resistenza”, ammettono ora gli incursori di marina con il braccio al collo. Un paio di loro si sono messi in salvo saltando in acqua, gli altri, in pericolo di vita, sono stati costretti a fare fuoco.

    Chi ora sostiene che Israele ha fatto bene
    ad abbordare quella nave in quel modo e in quelle circostanze  non sa o finge di non sapere che è proprio Israele a uscire danneggiata di più dalla vicenda. I pugnalatori pacifisti hanno ottenuto più pubblicità di quanta potessero mai sperare di ottenere e già annunciano nuove spedizioni. Il governo di Ankara ha finalmente la scusa per bruciare i ponti con Gerusalemme, come da tempo desiderava. E a Teheran gli ayatollah avranno accolto la notizia brindando a champagne. Israele deve evitare di cascare nelle trappole del nemico, e la maggioranza dei commentatori responsabili nel mondo ha ribadito che il diritto israeliano di difendersi è assoluto, ma un paese come quello non ha invece il diritto di commettere errori che in troppi sono pronti a ritorcergli contro.