Unifil conferma: "Israele non ha varcato il confine"

Attacchi prima da sud e ora da nord, Israele rivive il 2006

Redazione

Le forze Onu presenti in Libano confermano che Israele non ha violato la “linea blu” di confine. “Siamo stati informati che Israele stava per fare delle opere di manutenzione lungo i propri confini”, ha detto il direttore degli Affari politici di Unifil, Milos Strugar. Come si nota dalle fotografie, i militari dell'Idf si sono sporti oltre il limite.

    Le forze Onu presenti in Libano confermano che Israele non ha violato la “linea blu” di confine. “Siamo stati informati che Israele stava per fare delle opere di manutenzione lungo i propri confini”, ha detto il direttore degli Affari politici di Unifil, Milos Strugar. Come si nota dalle fotografie, i militari dell'Idf si sono sporti oltre il limite per tagliare la cima di un albero che ostruiva la visuale alle loro telecamere. Troppo poco per diventare una “provocazione” degna della risposta massiccia da parte libanese, anche perché, sottolinea Strugar, “l'unità dell'esercito israeliano si è comunque mantenuta a sud del confine internazionale”. Lo stesso portavoce dell'esercito libanese ha fatto chiarezza sull'accaduto, ammettendo di avere “aperto il fuoco per primo contro i soldati israeliani”.

    Dopo i razzi caduti nel sud d'Israele, s'infiamma anche il confine con il Libano, in un crescendo di tensione che minaccia di scatenare una nuova guerra in medio oriente. Ieri si è registrato il più massiccio scontro a fuoco tra Libano e Israele dalla fine del conflitto del 2006. Un comandante di battaglione israeliano è rimasto ucciso e un altro alto ufficiale è stato gravemente ferito in quella che i vertici di Tsahal definiscono un'imboscata pianificata dall'esercito libanese. Almeno tre soldati di Beirut e un giornalista libanese sono morti quando Israele ha risposto con elicotteri e artiglieria, colpendo postazioni militari nei villaggi di Adaysseh e Taybeh.

    Secondo il generale Giuseppenicola Tota, comandante del settore ovest e del contingente italiano a Tibnin, lo scontro sarebbe nato dal tentativo dei militari israeliani di tagliare alcuni alberi vicino alla Linea blu tracciata dall'Onu, per installare telecamere di sorveglianza. L'esercito libanese, che ha risposto lanciando razzi da un elicottero, sostiene invece che gli israeliani l'abbiano deliberatamente oltrepassata. Nella zona degli scontri si sono levate alte nuvole di fumo e gli abitanti delle comunità israeliane a ridosso del confine hanno riferito di forti esplosioni e di aerei di Tsahal diretti verso il Libano.

    Da Gerusalemme il ministero degli Esteri ha fatto sapere di ritenere il governo di Beirut “interamente responsabile” dell'accaduto e ha promesso di protestare presso l'Onu per la violazione della risoluzione 1.701, che pose fine al conflitto nel 2006. Il presidente libanese Michel Suleiman ha risposto con un proclama che sembra anticipare una nuova guerra, ordinando alle sue truppe di “affrontare Israele a qualunque costo”.
    Dal quartier generale di Unifil hanno invitato entrambe le parti ad agire con moderazione, e un messaggio simile dovrebbe essere ripetuto dal vicepresidente americano Joe Biden, atteso in Israele la settimana prossima. Ma il conto alla rovescia per un nuovo round di combattimenti tra Israele e Libano potrebbe essere già iniziato.

    Gli ultimi scontri sono avvenuti in uno dei punti in cui il territorio israeliano si incunea in quello libanese e fu proprio in una di queste piccole enclave che il rapimento di due soldati di Tsahal scatenò il conflitto del 2006. Il governo israeliano vede la mano di Hezbollah dietro gli scontri di ieri, parte di un'escalation che negli ultimi giorni ha alzato la tensione in tutta l'area. Dopo un fine settimana in cui si sono susseguiti lanci di razzi palestinesi da Gaza e bombardamenti israeliani, lunedì diversi missili partiti dal Sinai hanno fatto una vittima nel porto giordano di Aqaba, raggiungendo anche la vicina città israeliana di Eilat. Per Gerusalemme si tratta di una manovra dei gruppi estremisti per destabilizzare l'area alla vigilia di un possibile ritorno a negoziati diretti tra israeliani e palestinesi.

    Hezbollah ha diverse ragioni per inasprire la situazione. Nonostante la presenza delle forze Unifil, l'organizzazione terroristica si è rafforzata militarmente, grazie ai missili a lungo raggio forniti da Siria e Iran che permettono di tenere sotto tiro quasi tutto Israele. Allo stesso tempo, il “Partito di Dio” è minacciato in casa dal tribunale internazionale che indaga sull'omicidio del premier libanese Rafiq Hariri e che avrebbe in mano prove schiaccianti delle responsabilità di Hezbollah.
    L'organizzazione, che fa parte del governo guidato dal figlio di Hariri, Saad, ha più volte minacciato di trascinare il Libano in una nuova guerra civile o in un conflitto con Israele qualora dall'inchiesta scaturissero dei mandati d'arresto per i suoi uomini. Per screditare il tribunale internazionale, nelle ultime settimane le autorità libanesi hanno scatenato un'ondata di arresti contro una presunta rete di spie israeliane che avrebbe fabbricato le prove. Ieri è stato arrestato un colonnello dell'esercito, la figura di rango più alto implicata finora in un'indagine che ha già fatto catturare una cinquantina di “traditori”.