L'Islam pigliatutto

Il medio oriente si avvia allo svuotamento dei cristiani

Redazione

La tanto decantata eterogeneità mediorientale si sta riducendo alla monotonia di una sola unica religione, l'islam, e a una manciata di idiomi e sparute comunità cristiane. Il rapporto annuale del dipartimento di stato americano dedicato alla libertà religiosa quest'anno esce mentre in Vaticano si discute proprio di medio oriente e del futuro dei cristiani. A giudicare dai dati che emergeranno dal rapporto, non sembra esserci futuro per la cristianità nelle sue terre di origine. Le proiezioni sono a dir poco cupe.

    La tanto decantata eterogeneità mediorientale si sta riducendo alla monotonia di una sola unica religione, l'islam, e a una manciata di idiomi e sparute comunità cristiane. Il rapporto annuale del dipartimento di stato americano dedicato alla libertà religiosa quest'anno esce mentre in Vaticano si discute proprio di medio oriente e del futuro dei cristiani. A giudicare dai dati che emergeranno dal rapporto, non sembra esserci futuro per la cristianità nelle sue terre di origine. Le proiezioni sono a dir poco cupe. Complice anche il fatto che la seconda metà del 2009 ha visto inoltre un inasprirsi delle violenze nei paesi a maggioranza musulmana.

    In Turchia da due milioni di cristiani si è passati agli attuali 85 mila, lo 0,2 per cento della popolazione, di cui 20mila cattolici armeni, siriaci e caldei. Il peggioramento delle condizioni a Istanbul è iniziato dopo che, nell'aprile del 2007, sono stati sgozzati Tilmann Geske, Necati Aydin e Ugur Yuksel, uccisi perché stampavano vangeli a Malatya. In Libano si è passati dal 55 per cento della popolazione ad appena un milione e mezzo, ovvero il 35 per cento del totale, di cui due terzi cattolici di confessione maronita, melchita e armena. L'avanzata politica e religiosa di Hezbollah non lascia sperare in miglioramenti per le comunità cristiane. In Egitto la popolazione cristiana si è sempre attestata al venti per cento del totale: oggi è scesa al dieci per cento, con otto milioni di fedeli. Erano il diciotto per cento in Giordania, mentre oggi sono il due per cento, con 150mila fedeli, in maggioranza greco ortodossi.

    In Siria le comunità cristiane rappresentavano un quarto della popolazione ma oggi sono scese al 4,5 per cento (850mila cristiani). L'organizzazione no profit americana Open Doors ha stilato la sua World Watch List con i cinquanta paesi più feroci: trentacinque sono islamici. Nella lugubre top ten ne sono presenti otto e il secondo paese classificato come più pericoloso per i cristiani è l'Iran, dove i cristiani si sono ridotti allo 0,3 per cento. Nel vicino Iraq, sede delle ultime comunità che parlano ancora la lingua di Gesù Cristo, siamo scesi al tre per cento. In Arabia Saudita, dove pur vivono e lavorano centinaia di migliaia di cristiani, essendo terra “sacra” ai musulmani non riconosce l'esistenza di altre fedi che non sia l'islam. Li chiamano “i cristiani invisibili”.

    Da essere il venti per cento nei Territori palestinesi, con epicentri Betlemme e Qalkilya, oggi i cristiani sono appena lo 0,8 per cento del totale. All'inizio dello scorso secolo i cristiani rappresentavano un quarto della popolazione palestinese; nel 1948 erano il venti per cento; con l'avvento dell'Autorità nazionale palestinese nel 1994 si è registrata la fuga di tre quarti dei cristiani. Molti osservatori ritengono che nel prossimo secolo in “Terra Santa” potrebbero non esservi più cristiani. “Le sempre più piccole comunità cristiane che vivono nei territori di Cisgiordania e Gaza sono probabilmente destinate a dileguarsi del tutto nei prossimi quindici anni a causa di crescenti angherie e sopraffazioni da parte musulmana”, ha detto Justus Reid Weiner, avvocato specializzato in diritti umani al Jerusalem Center for Public Affairs.

    Ogni anno molte decine di persone abbandonano per sempre Betlemme e i suoi dintorni per stabilirsi in occidente. A Betlemme i cristiani erano l'85 per cento della popolazione nel 1948, mentre oggi sono solo il dodici. A Gerusalemme dal 53 per cento della popolazione nel 1922, sono precipitati al due. Nel 1948 i cristiani a Gerusalemme erano 30mila. Con una normale crescita demografica sarebbero divenuti oggi 120 mila. Invece sono 15mila. Nella striscia di Gaza, controllata da Hamas, vivono ormai appena tremila cristiani, per lo più della chiesa greco ortodossa. Ancora più tragica la situazione nei paesi arabi nordafricani. Come in Algeria ad esempio, dove i cristiani sono lo 0,5 per cento, o in Marocco con l'1,1, in Mauritania lo 0,2 e meno dell'uno per cento in Tunisia.

    Alla vigilia della conquista araba e islamica nel settimo secolo, i cristiani costituivano il 95 per cento della popolazione della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. Erano la popolazione autenticamente autoctona del medio oriente. Oggi, con appena dodici milioni di fedeli, sono precipitati a meno del sei per cento e si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora.