Contro “il secolarismo vile”
Al Qaida è defilata, ma ha il modo di dirottare la transizione d'Egitto
Tutti aspettano un comunicato di Ayman al Zawahiri, l'egiziano che ha scalato l'organigramma della guerra santa sino ad arrivare a sedersi al fianco di Osama bin Laden. Fonti di intelligence ogni giorno dicono che è questione di ore, la destabilizzazione in Egitto e dintorni è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.
Tutti aspettano un comunicato di Ayman al Zawahiri, l'egiziano che ha scalato l'organigramma della guerra santa sino ad arrivare a sedersi al fianco di Osama bin Laden. Fonti di intelligence ogni giorno dicono che è questione di ore, la destabilizzazione in Egitto e dintorni è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, ma per il momento il medico-ideologo non commenta quel che sta succedendo nel suo paese d'origine e in tutta la regione mediorientale. Il suo silenzio è ancor più curioso se si pensa che le forze sciite, Hezbollah e la leadership iraniana, hanno sostenuto la piazza fin da subito, con discorsi continui e offerte di aiuto, contribuendo in paesi come il Bahrein ad aizzare le rivolte.
Come ha ricordato Brian Fishman su Foreign Policy, alcune sigle legate ad al Qaida hanno rilasciato dichiarazioni, chiedendo in sostanza a tunisini ed egiziani di non lasciare il lavoro incompiuto, cioè di mandare a casa i dittatori e poi lavorare per l'instaurazione di uno stato islamico: non c'è nessuna rivoluzione, se poi non vige la sharia. Come ha dichiarato al Qaida in Iraq, la dittatura non va sostituita con “un secolarismo vile, con una democrazia infedele o con un nazionalismo pagano”. Ma in Egitto i Fratelli musulmani non stanno lavorando in questo senso: essendo infiltrati in tutta la società egiziana – e nella commissione che si occupa della transizione dai militari alla democrazia – vogliono portare avanti la loro campagna islamista all'interno del sistema istituzionale. La strategia è talmente detestata da al Qaida – che predilige gli attacchi spettacolari e pensa che i Fratelli musulmani si siano venduti all'occidente – che secondo l'esperto Ahmed Rashid il gruppo di Zawahiri potrebbe iniziare a uccidere sistematicamente membri della Fratellanza. Al Qaida ha già dimostrato più volte di saper colpire dentro l'Egitto, come ha ricordato all'inizio dell'anno con l'attacco ai copti ad Alessandria (anche se il regime ha avuto una fretta sospetta nell'accusare cellule di al Qaida entrate dal valico di Rafah): la creazione di fratture interreligiose è una delle strategie predilette dal gruppo islamista.
Al Qaida ha certamente una base privilegiata da cui osservare e agire. Nonostante i blitz dell'ex rais Hosni Mubarak, il gruppo di Bin Laden ha ormai basi solide nella Striscia di Gaza e nel Sinai: secondo l'intelligence israeliana, Hamas e i terroristi di al Qaida stanno approfittando di queste settimane di caos per entrare in Israele. Gerusalemme è in allerta da tempo, alcuni esperti dicono che il silenzio è l'ennesimo segnale della debolezza di al Qaida, ma sottovalutare il terrorismo wahabita resta molto pericoloso: l'estremismo ha ancora la possibilità di dirottare la transizione in Egitto.
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