La rivolta spompata
La rimonta dei Fratelli musulmani nell'Egitto post Mubarak
Nei giorni della protesta contro il vecchio rais del Cairo, Hosni Mubarak, molti pensavano che Mohammed ElBaradei fosse l'uomo migliore per portare l'Egitto verso la democrazia. Il suo curriculum da peso massimo delle Nazioni Unite – è stato per dodici anni il direttore dell'Agenzia atomica (Aiea) e ha ricevuto il Nobel per la Pace nel 2005 – ha convinto analisti e commentatori sia in Europa, sia negli Stati Uniti.
Nei giorni della protesta contro il vecchio rais del Cairo, Hosni Mubarak, molti pensavano che Mohammed ElBaradei fosse l'uomo migliore per portare l'Egitto verso la democrazia. Il suo curriculum da peso massimo delle Nazioni Unite – è stato per dodici anni il direttore dell'Agenzia atomica (Aiea) e ha ricevuto il Nobel per la Pace nel 2005 – ha convinto analisti e commentatori sia in Europa, sia negli Stati Uniti. ElBaradei è candidato alle presidenziali, ma il suo programma di governo non è proprio filoccidentale.
Martedì, i reporter del quotidiano al Watan gli hanno domandato che cosa farebbe se Israele attaccasse Gaza. “Aprirei il valico di Rafah e cercherei di costruire un accordo di difesa che coinvolga altri paesi arabi”, ha risposto lui. In altre parole, ElBaradei organizzerebbe una risposta armata per difendere i terroristi di Hamas dall'esercito israeliano. ElBaradei sarà uno dei candidati con la piattaforma politica più “soft” alle elezioni egiziane. Il voto si terrà a settembre e coinvolgerà anche i Fratelli musulmani, il movimento islamista che era fuorilegge al tempo di Mubarak, ma oggi è il più popolare del paese. Gli altri protagonisti della rivolta non sono migliori. Nabil el Araby, che oggi è ministro degli Esteri, ha promesso una nuova fase nei rapporti con Teheran – l'ambasciata iraniana dovrebbe riaprire presto al Cairo.
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