Stress spagnolo

Redazione

La reazione dei mercati alla disfatta del premier socialista, José Luis Rodríguez Zapatero, nelle elezioni amministrative in Spagna potrebbe aprire una nuova fase, potenzialmente devastante, nella crisi del debito sovrano nella zona euro. Per gli investitori, lo scenario di un contagio a un paese “too big to fail” (troppo grande per fallire) ma “too big to save” (troppo grande per essere salvato) si sta concretizzando. Se la Spagna “dovesse essere sotto forte stress, la capacità dell'Europa di gestire quest'evento sarebbe messa in discussione”, dice Laurent Bilke, economista di Nomura.

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    Bruxelles. La reazione dei mercati alla disfatta del premier socialista, José Luis Rodríguez Zapatero, nelle elezioni amministrative in Spagna potrebbe aprire una nuova fase, potenzialmente devastante, nella crisi del debito sovrano nella zona euro. Per gli investitori, lo scenario di un contagio a un paese “too big to fail” (troppo grande per fallire) ma “too big to save” (troppo grande per essere salvato) si sta concretizzando. Se la Spagna “dovesse essere sotto forte stress, la capacità dell'Europa di gestire quest'evento sarebbe messa in discussione”, dice Laurent Bilke, economista di Nomura. Le Borse europee ieri hanno perso terreno, mentre per la prima volta in due mesi l'euro precipitava sotto la soglia di 1,40 sul dollaro. I paesi periferici hanno visto schizzare verso l'alto tutti gli indicatori che misurano il rischio di un default sovrano: tassi di interesse sui titoli di stato, spread sui bund tedeschi e credit default swap. I tassi sui bond spagnoli sono balzati al 5,56 per cento, il massimo dal settembre 2000. Secondo gli investitori, la sconfitta di Zapatero e l'avversità popolare all'austerità mettono in pericolo il programma di risanamento del governo spagnolo. Inoltre, con il cambio al vertice nelle regioni, i nuovi governi guidati dal Partito popolare potrebbero rivelare altri buchi nei bilanci delle autonomie locali, con ripercussioni pesanti sul deficit nazionale.

    I bailout di Grecia, Irlanda e Portogallo dovevano impedire il contagio della crisi alla Spagna. A Bruxelles tutti i funzionari contattati dal Foglio non vogliono parlare di questo scenario. Ma il governatore della Banca centrale spagnola, Miguel Ángel Fernández Ordóñez, ieri ha lanciato l'allarme: un differenziale di due punti percentuali tra i bond spagnoli e i bund tedeschi è insostenibile. “La situazione spagnola è delicata – dice Arnaud Poutier di IG Markets – Un salvataggio comparabile alla Grecia potrebbe costare più di 300 miliardi di euro”. La disoccupazione è oltre il 21 per cento, l'inflazione erode i salari, il programma di austerità del governo per ridurre il deficit al 9,2 per cento comincia a far male.

    “So che molti spagnoli soffrono gravi difficoltà e hanno espresso il loro scontento”, ha detto il premier Zapatero, che ha promesso di andare avanti con le riforme e portare a termine la legislatura. Ma a un anno dalle elezioni, alle quali il premier non si ricandiderà, la stabilità politica è a rischio. Il Partito popolare di Mariano Rajoy non ha interesse a cooperare con il governo minoritario di Zapatero. Preventivamente, il governatore della Banca di Spagna ha chiesto responsabilità: “Dare la colpa all'avarizia dei mercati è una perdita di tempo che ci distrarrebbe (…) dalle riforme interne necessarie”. La Banca di Spagna ha un'altra preoccupazione che fa tremare i mercati: i governi locali uscenti avrebbero nascosto i debiti in vista delle elezioni. “Tutte le amministrazioni – il governo centrale, le regioni autonome e le autorità locali – devono rispettare rigorosamente gli obiettivi di deficit”, ha avvertito Ordóñez. Se Zapatero è riuscito a contenere il disavanzo del governo centrale, il deficit locale sta esplodendo. Nelle prossime settimane potrebbe emergere il “debito nascosto”, non registrato nei bilanci di regioni e municipalità, ma in grado di far esplodere il deficit della Spagna. Dopo aver vinto le elezioni in Catalogna a novembre, il nuovo governo conservatore ha pubblicato un deficit 2010 ben superiore alle previsioni: 3,9 per cento contro il 2,4. Secondo un rapporto di Freemarket Corporate Intelligence, le società controllate da regioni e comuni avrebbero 26,4 miliardi di “debito nascosto”. María Dolores de Cospedal, che ha vinto in Castiglia-La Mancia, ha promesso un audit finanziario perché è “praticamente in bancarotta”. Secondo il Partito popolare solo in questa regione ci sono 90 mila fatture non registrate per un miliardo di euro.

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