Che fare, cosa non rifare/ 15

Non facciamo harakiri, non è quello che vuole il paese

Redazione

Va bene, abbiamo perso. La gente ci ha parlato attraverso il voto e il segnale lo abbiamo ricevuto, forte e chiaro. Ma non per questo dobbiamo fare harakiri. Non per fare un favore a chi sogna da anni il nostro suicidio politico. Non per lasciar gongolare i fan di Repubblica e la sinistra massimalista davanti allo spettacolo da loro tanto agognato della nostra implosione interna.

di Beatrice Lorenzin, deputato Pdl

Ogni ora sarà pubblicato un intervento fogliante e no sulla batosta del Cav.

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    Va bene, abbiamo perso. La gente ci ha parlato attraverso il voto e il segnale lo abbiamo ricevuto, forte e chiaro. Ma non per questo dobbiamo fare harakiri. Non per fare un favore a chi sogna da anni il nostro suicidio politico. Non per lasciar gongolare i fan di Repubblica e la sinistra massimalista davanti allo spettacolo da loro tanto agognato della nostra implosione interna. Non per vivere nel paradosso di governare un paese con la sindrome da 24 luglio permanente paventata su queste pagine.

    Guardiamo ai motivi della sconfitta. Un cocktail fatto di vari ingredienti: il pesante attacco mediatico degli ultimi due anni, la crisi economica che ha costretto il governo a stringere i cordoni della borsa, problemi di comunicazione, candidati non proprio fortissimi. La scissione di Fini ha sicuramente inciso negativamente, così come personalismi e distinguo. L'elettorato di centrodestra vuole l'unità della propria area culturale. Dobbiamo riappropriarci del linguaggio e dei temi del nostro blocco sociale di riferimento, quell'Italia moderata, dalle idee riformiste in economia e conservatrice nei valori.

    Ma rimango ottimista. I massimalisti, che ora saltellano in piazza, sparano idee su referendum, fisco e lavoro che da sole affosserebbero il paese. Non capisco come il partito di Casini possa farsi ammaliare dalla sirena di D'Alema. Il nostro progetto era ed è corretto. Da questo si deve ripartire. L'agenda di governo è il faro a cui guarda l'Italia. Dalla tenuta del governo passa la nostra capacità di dare quelle risposte di modernizzazione che vogliono i nostri elettori. Occorre puntare alla crescita economica, spiegando e condividendo con la gente le manovre dolorose che garantiscono la stabilità, ma partendo – come reclama l'economista Francesco Forte – da una netta riduzione delle tasse. Tremonti è parte di questa strategia.

    Sogno una grande campagna di rinascita, che ridoni alle persone la fiducia perduta – non in noi, ma nel futuro. Il Pdl deve farsi parte di questa richiesta di rinnovamento. Facciamoci contaminare dalla società, condizionare da essa. Le primarie possono essere un buono strumento per scegliere i leader locali e per aumentare la partecipazione popolare alle scelte politiche. Ovviamente con formule agganciate al reale. Abbassiamo i toni, senza cadere nelle trappole di chi vuol ridisegnare una netta maggioranza come una minoranza informe. Non dobbiamo ripartire da zero, ma nietzscheanamente diventare ciò che siamo: una forza di governo. Lavoriamo quindi sulla compattezza interna, senza arroccamenti o egoismi di parte e al tempo stesso apriamoci alla società, da cui arrivano gli impulsi vitali.

    E, infine, non cediamo allo spettro della successione. Aiutiamo il premier Berlusconi nell'azione di governo a dare le risposte che gli italiani si aspettano da noi. Pensiamo all'oggi, così si costruisce il domani.

    di Beatrice Lorenzin, deputato Pdl

    Ogni ora sarà pubblicato un intervento fogliante e no sulla batosta del Cav.

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