Così l'occidente ha abusato dell'arma (pur vincente) del debito pubblico

Redazione

La Guerra fredda è stata vinta dall'occidente con un'arma speciale: il debito pubblico. Adesso quest'arma gli si ritorce contro perché ha continuato a usarla in modo dissennato anche dopo quella vittoria e ha di fronte un nuovo “nemico”, il mercato finanziario, che vuole un diverso tipo di sicurezza, quella dei suoi investimenti. Se infatti proiettiamo la crisi finanziaria ed economica, che dall'agosto 2007 colpisce l'area euroamericana, su uno sfondo di più lungo periodo per comprenderne le cause profonde, emerge il paradosso che sono sull'orlo del fallimento i paesi occidentali che vent'anni fa celebrarono la vittoria nella Guerra fredda.

di Alessandro Corneli

    La Guerra fredda è stata vinta dall'occidente con un'arma speciale: il debito pubblico. Adesso quest'arma gli si ritorce contro perché ha continuato a usarla in modo dissennato anche dopo quella vittoria e ha di fronte un nuovo “nemico”, il mercato finanziario, che vuole un diverso tipo di sicurezza, quella dei suoi investimenti. Se infatti proiettiamo la crisi finanziaria ed economica, che dall'agosto 2007 colpisce l'area euroamericana, su uno sfondo di più lungo periodo per comprenderne le cause profonde, emerge il paradosso che sono sull'orlo del fallimento i paesi occidentali che vent'anni fa celebrarono la vittoria nella Guerra fredda attribuendola alla superiorità del loro sistema economico e politico – capitalismo e democrazia – che è stato in grado di produrre “più burro e più cannoni”, cioè più benessere per le popolazioni e sufficiente sicurezza nella libertà.

    Se tecnicamente è spiegabile la catena degli eventi più recenti avviata dalla crisi dei mutui subprime, la ben più grave crisi del debito pubblico del mondo occidentale esige una ricerca più approfondita delle cause. I presupposti della vittoria dell'occidente furono gettati a Bretton Woods nel 1944 con la creazione di un nuovo sistema monetario internazionale imperniato sul dollaro come mezzo di pagamento da tutti accettato e come valuta di riserva. A questo sistema non aderì l'Unione sovietica di Stalin che resistette mezzo secolo prima di arrendersi. La Guerra fredda si espresse quindi nel confronto tra il modello produttivo occidentale, che disponeva di una moneta accreditata, e il modello produttivo collettivistico, che però non possedeva una vera moneta, come aveva spiegato fin dal 1920 l'economista austriaco Ludwig von Mises. L'impari guerra finì nel 1991.

    Ma nessun'arma è perfetta. La decisione del 1944 di fare del dollaro la moneta di riferimento internazionale implicava un conflitto d'interessi che sarebbe sorto tra la gestione “nazionale” della moneta, cioè nell'interesse del sistema economico americano, e la sua impossibile gestione imparziale. Gli Stati Uniti potevano stampare dollari a volontà e con essi acquistare beni reali e servizi in ogni parte del mondo (non altrettanto poteva fare l'Urss con i rubli). E' vero che Washington garantiva sicurezza e libertà ai loro alleati, ma questi contribuivano a pagarla con beni reali mentre gli Stati Uniti accrescevano il loro ruolo di superpotenza militare con evidenti conseguenze di leadership politica. Di fatto i dollari, fornendo in modo diretto e indiretto il credito disponibile all'economia del mondo occidentale, hanno favorito lo sviluppo di molte altre economie, anzitutto quelle di numerosi paesi asiatici, Cina inclusa. E per questo hanno dato un grande impulso all'economia mondiale. Già Seneca, duemila anni fa, aveva detto che “per fare commercio ci vuole credito”. Questo è il cuore del sistema capitalistico.

    Il miglior spirito di iniziativa individuale non va lontano senza credito, e il sistema bancario è il meccanismo che lo raccoglie dai privati, lo crea (grazie al moltiplicatore dei depositi e acquistando titoli di stato) e lo diffonde. La disponibilità di fare ricorso al credito ha consentito alle classi politiche dell'occidente di conservare fino alla vittoria il consenso politico-elettorale estendendo il welfare: un modo concreto per dimostrare che il suo modello assicurava benessere oltre che libertà, e così ha vinto la Guerra fredda. Il ricorso al debito pubblico è stato inoltre l'escamotage per non accrescere in misura intollerabile il prelievo fiscale che avrebbe fatto svanire il consenso sociale e politico per cui sarebbe stato molto più oneroso conseguire allo stesso tempo un forte aumento del benessere economico individuale, il welfare e la spesa militare.

    L'occidente non ha vinto solo per la maggiore efficienza del suo sistema economico, ma perché ha potuto appropriarsi delle risorse delle generazioni future. Così facendo, ha sconvolto il rapporto tra economia finanziaria ed economia reale perché il mercato finanziario deve gestire delle risorse (i debiti pubblici) che ancora non ci sono e dubita che potranno esserci a causa del rallentamento della crescita economica (gli Stati Uniti hanno ridotto le previsioni a un terzo). Ovvio poi che, rispetto a chi sta male, ci sia qualcuno che sta peggio per cause specifiche proprie.
    Giorno per giorno o minuto per minuto si può discutere di spread. Ma il problema è più grande. Non è solo l'Italia che, a vent'anni dalla fine della Guerra fredda, si ritrova con lo stesso rapporto tra pil e debito pubblico. E' l'intero occidente che ha perso vent'anni, illudendosi che la storia fosse finita.

    di Alessandro Corneli