Chi cannoneggia i palestinesi

Redazione

Peccato. Proprio ora che servirebbe una flotilla internazionale di pacifisti che navighi rapida nel Mediterraneo in soccorso dei palestinesi, non c'è nessuno a disposizione. Forse impegnata sotto il sole tra le isolette dell'Egeo, forse a fantasticare di un ponte aereo per aiutare la Striscia di Gaza, forse a progettare altri boicottaggi dello stato di Israele, l'armata dei violatori del blocco navale tace. Da tre giorni il regime siriano bombarda il porto di Latakia e si accanisce con particolare ferocia sul quartiere dei rifugiati palestinesi, al Raml al Filistini.

    Peccato. Proprio ora che servirebbe una flotilla internazionale di pacifisti che navighi rapida nel Mediterraneo in soccorso dei palestinesi, non c'è nessuno a disposizione. Forse impegnata sotto il sole tra le isolette dell'Egeo, forse a fantasticare di un ponte aereo per aiutare la Striscia di Gaza, forse a progettare altri boicottaggi dello stato di Israele, l'armata dei violatori del blocco navale tace. Da tre giorni il regime siriano bombarda il porto di Latakia e si accanisce con particolare ferocia sul quartiere dei rifugiati palestinesi, al Raml al Filistini, perché sono sunniti e quindi sono a prescindere sospettati di essere ostili. I rifugiati cadono sotto i colpi di cannone delle navi ormeggiate in porto e sotto quelli delle batterie antiaeree puntate contro gli edifici. Ci sarebbero almeno 30 morti e metà dei diecimila abitanti avrebbe abbandonato le case e sarebbe in fuga, braccata da due divisioni corazzate e da una di fanteria che avanzano tra le vie della città. Ogni giorno le navi aprono il fuoco anche contro le barche di altri palestinesi che portano soccorso dalle coste del Libano.

    Peccato veramente che l'accorata iniziativa internazionale fosse pronta ad aiutare la Striscia di Gaza, controllata da Hamas, i cui capi politici abitano a Damasco in case sicure fornite loro dal regime di Bashar el Assad, e non levi nemmeno un'ancora in difesa dei palestinesi sulla stessa costa e quattrocento chilometri a nord di Gaza. In questo caso, la violazione dei diritti umani non è un'opinione, non c'è possibilità di errore: si tratta di un massacro.

    Ieri il Telegraph ha pubblicato l'intervista a un disertore della polizia segreta siriana, fuggito in Turchia. Secondo l'agente, l'Iran ha mandato i suoi cecchini a dare una mano alle forze di sicurezza della Siria contro i manifestanti. Se fosse vero, per i palestinesi cade un altro pezzo di mito: quello secondo cui anche gli sciiti sono pronti ad aiutarli contro Israele. Come è sempre successo, i palestinesi sono le pedine  sacrificabili del medio oriente. Teheran e Damasco ne sventolano la causa quando viene comodo contro Israele. Ma se quelli provano soltanto ad alzare la  testa, allora arrivano le cannonate – e all'orizzonte non spuntano flottiglie.