Soldi, politica, etica

Il foro democratico emette il suo verdetto: "Penati sospeso"

Redazione

Dopo una riunione di più di tre ore la Commissione di garanzia del partito democratico presieduta da Luigi Berlinguer ha reso nota la sua decisione: Filippo Penati è stato sospeso "fino al completo positivo chiarimento della propria posizione giudiziaria". "La decisione – ha spiegato il presidente Berlinguer – è stata presa "all'unanimità". Qualche giono fa Berlinguer aveva detto: "Abbiamo convenuto che allo stato attuale Penati ha tutto il diritto di difendere la sua onorabilità come qualunque altro cittadino,ma ha altrettanto diritto di farlo anche il suo parti".

    Dopo una riunione di più di tre ore la Commissione di garanzia del partito democratico presieduta da Luigi Berlinguer ha reso nota la sua decisione: Filippo Penati è stato sospeso "fino al completo positivo chiarimento della propria posizione giudiziaria". "La decisione – ha spiegato il presidente Berlinguer – è stata presa "all'unanimità". Qualche giono fa Berlinguer aveva detto: "Abbiamo convenuto che allo stato attuale Penati ha tutto il diritto di difendere la sua onorabilità come qualunque altro cittadino,ma ha altrettanto diritto di farlo anche il suo parti". Nelle more del procedimento, Penati è stato anche escluso dall'elenco degli iscritti al partito. L'ex capo della segreteria di Pier Luigi Bersani e suo braccio destro, aveva già deciso autosospendersi, dopo l'avvio (20 luglio) dell'inchiesta per concussione e corruzione in un'inchiesta della procura di Monza.

    L'indagine, nata dal caso Santa Giulia, mira ad accertare eventuali illeciti commessi nella gestione dell'area Falck di Sesto San Giovanni, comune alle porte di Milano. Il gip di Monza, Anna Magelli, nel frattempo ha respinto la richiesta di carcere preventivo per Filippo Penati avanzata dalla procura: non c'erano prove per il reato più grave tra quelli contestati, la concussione, e quindi il giudice ha applicato i termini di prescrizione a quello di corruzione, che risulta estinto.

    Fino ai primi di agosto la commissione di garanzia del Pd aveva a disposizione solo una stanza nella vecchia sede di piazza Santi Apostoli a Roma, location tipica dell'epoca prodiana. Un appoggio più che sufficiente per gestire le decine di ricorsi, principalmente locali, generati dalle amministrative o dai vari commissariamenti, oppure questioni più corpose ma non paragonabili a quella innescata dal caso Penati [continua a leggere Tutti i dubbi del Pd sulla commissione che dovrà giudicare Penati]

    “La faccenda di Penati è enorme: dalle cose grosse tipo il sostegno alla scalata Unipol grazie a Marcello Gavio fino a quelle piccole come qualche consulenza assegnata a gente del partito”, soffiano deputati non bersaniani tentati dalla via giudiziaria alla resa dei conti interna. “E' un uomo d'apparato, come ci sono sempre stati – spiega un dirigente cresciuto nel Pci – Se uno così poco competente e creativo fa una carriera tanto veloce vuol dire che ha avuto altri meriti: solo che non aveva proprio i numeri per fare il coordinatore della segreteria” [continua a leggere Bersani sbanda sulla via giudiziaria alla resa dei conti interna al Pd]

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    Soldi, politica, etica - gli editoriali del Foglio sul caso Penati

    Difendersi senza mantenere fermo e lucido il principio garantista, e il dubbio sistematico su una giustizia che fa politica, è impossibile. La tentazione ritorsiva è banale, politicamente insignificante, premia solo la voglia di vendetta delle tifoserie, ma non fa fare un passo avanti alla sacrosanta battaglia per un diritto che non sia circo mediatico giudiziario e che non addenti alla giugulare indagati presunti innocenti fino a sentenza definitiva [continua a leggere l'editoriale di Giuliano Ferrara]

    Il Partito democratico dev'essere impazzito. Si è messo in una gara con il capogruppo Pdl in Senato, Maurizio Gasparri, che gongola. Tema: specchio delle mie brame, chi è il più corrotto del reame? Variante: specchio delle mie brame, chi è il più giustizialista del reame? Un tempo il Pci, il progenitore A, per dirla con Zapatero, e cioè il genitore più robusto del Pd, espelleva i suoi iscritti, dissenzienti per la maggior parte, per “indegnità politica e morale” [continua a leggere l'editoriale di Giuliano Ferrara]

    Nonostante gli sforzi del Partito democratico per sottolineare una presunta “diversità” dal suo maggiore antagonista, il Popolo della libertà, si può notare una curiosa somiglianza tra la situazione che si è verificata nel centrodestra l'anno scorso e quella che si sta verificando ora nel centrosinistra. Dopo elezioni amministrative dall'esito assai soddisfacente, nel 2010 per il Pdl, nel 2011 per il Pd, si è avviato un processo politico tendente a contestare, dall'interno, i leader dei due partiti [continua a leggere Il complesso di Crono azzanna Bersani]

    l caso giudiziario in cui è coinvolto Filippo Penati, che fu il principale collaboratore di Pier Luigi Bersani nella fase delle primarie di partito, ha indotto il segretario democratico a prendere posizione sulla “questione morale” che attraversa anche il suo partito. Bersani, in evidenti difficoltà anche per gli attacchi sferrati dagli “alleati” giustizialisti che hanno trovato una sponda persino nella presidente del partito Rosy Bindi, ha scelto un approccio insieme subalterno e arrogante [continua a leggere Così nel Pd si fa largo il mostro giuridico della presunzione di colpevolezza]