Israele sull'orlo dell'attacco preventivo all'atomica iraniana

Redazione

Benjamin Netanyahu ed Ehud Barak sono riusciti a convincere la maggioranza dei ministri del loro governo della necessità di bloccare con un'operazione militare il programma atomico iraniano, rimuovendo le perplessità di Avigdor Lieberman. L'incontro ha avuto luogo pochi giorni dopo che una squadriglia dell'aviazione israeliana ha partecipato a un'esercitazione della Nato per operazioni a lunga distanza nella base sarda di Decimomannu.

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    Benjamin Netanyahu ed Ehud Barak sono riusciti a convincere la maggioranza dei ministri del loro governo della necessità di bloccare con un'operazione militare il programma atomico iraniano, rimuovendo le perplessità di Avigdor Lieberman. L'incontro ha avuto luogo pochi giorni dopo che una squadriglia dell'aviazione israeliana ha partecipato a un'esercitazione della Nato per operazioni a lunga distanza nella base sarda di Decimomannu. Le due notizie, pubblicate a distanza di poche ore sui siti Internet di Haaretz e di altre testate israeliane, hanno reso ancora più tesa l'attesa per l'imminente pubblicazione (l'8 novembre) di un nuovo rapporto dell'Aiea, che, secondo le fonti dei servizi francesi citate dal Figaro, sarebbe più che allarmante: “E' il rapporto più duro e completo mai scritto dall'Agenzia per l'energia atomica internazionale sullo stato del programma nucleare iraniano”.

    Il via libera della maggioranza
    del governo israeliano a un'azione militare contro l'Iran non è stato confermato da Lieberman, che si è rifiutato di parlare di simili argomenti in pubblico aggiungendo però di ritenere il programma nucleare iraniano “la sfida più grave e pericolosa all'ordine mondiale”. Anche l'apparente finalità anti iraniana dell'esercitazione aerea a Decimomannu è stata ridimensionata dal comando dell'aviazione israeliana, che l'ha definita un'esercitazione “di routine”. Le indicazioni che provengono da Washington sono ambigue – il presidente Barack Obama ha cambiato strategia nei confronti del regime iraniano, ma allo stesso tempo teme l'attacco israeliano – alimentano l'attesa di pessime notizie da parte dell'Aiea sul processo per la costruzione della bomba atomica da parte di Teheran.

    Questi elementi ridimensionano le aspettative di rallentamento del programma atomico iraniano in seguito all'immissione del virus informatico Stuxnet in trentamila computer iraniani, inclusi quelli delle centrali atomiche (un sabotaggio che, per raffinatezza del virus informatico, è verosimilmente opera di agenti israeliani). Riacquistano così credibilità le dichiarazioni del direttore della centrale atomica di Bushehr, che aveva affermato: “Il virus ha bloccato i computer personali dello staff, mentre i sistemi principali dell'impianto non sono stati danneggiati”. Anche gli omicidi mirati di scienziati atomici iraniani – la lista comprende i nomi di Daryoush Rezaei, Majid Shahriari, Davani Masoud, Ali Mohammadi, mentre il capo dell'organizzazione atomica iraniana Fereydoon Abbasi è stato gravemente ferito –, sempre a opera di agenti legati a Israele o all'opposizione iraniana non ha evidentemente rallentato più di tanto il programma nucleare di Ahmadinejad.

    A quanto filtra da Vienna il prossimo report dell'Aiea confermerebbe la valutazione espressa alla Knesset il 15 giugno 2009 dall'allora capo del Mossad, Meir Dagan: “L'Iran disporrà di armamento atomico entro la fine del 2014”. Lo scenario è aggravato dalla valutazione dell'Aiea che nei giorni scorsi ha rivelato che anche il sito di Hasaka, nel nord est della Siria, nasconde una centrale clandestina per la produzione di energia atomica, evidentemente in raccordo con le centrali iraniane. Le foto da satellite svelano la struttura mimetizzata in un complesso industriale per la produzione di fibre tessili. L'uranio arricchito sarebbe stato fornito da Saddam Hussein nel 2002, sotto la direzione di Abdul Qadeer Khan, padre dell'atomica pachistana, con la stessa tecnologia del progetto nucleare, poi abbandonato, di Gheddafi.

    L'Iran ha risposto alle indiscrezioni della stampa israeliana, con il capo di stato maggiore, il generale Hassan Firouzabadi, che ha minacciato: “Faremo rimpiangere a Israele un errore del genere. Mettiamo in guardia anche Washington: se il regime sionista ci attaccherà, saranno colpiti anche gli Stati Uniti”.

    In realtà, il successo della lunga opera di convincimento da parte di Netanyahu circa la necessità dell'opzione militare si scontra con l'opposizione dei generali israeliani. Nei giorni scorsi Nahum Barnea, un autorevole esperto introdotto nell'establishment politico-militare, ha dato conto su Yediot Ahronot di quattro schieramenti che dividono i vertici di Gerusalemme.

    Il primo sostiene l'efficacia delle sanzioni ed è contro il raid aereo poiché darebbe risultati minimi e sarebbe seguito da un duro contrattacco iraniano, accompagnato dall'intervento di Hezbollah dal Libano (secondo fonti d'intelligence il Partito di Dio sciita sta già preparandosi a un attacco). Il secondo schieramento invita alla calma, perché ritiene che Teheran non avrà l'atomica prima di due anni e che in questi 24 mesi ci saranno importanti sviluppi nella regione, a cominciare dalla possibile caduta del regime iraniano sull'onda delle proteste rivoluzionarie. Il terzo include gran parte dei comandanti militari e dei servizi di sicurezza, tutti contrari all'attacco contro l'Iran. Il quarto schieramento, certo dell'indispensabile opzione militare, è quello guidato da Netanyahu e Barak. Secondo Nahum Barnea, se mai Israele decidesse l'attacco all'Iran, l'offensiva avverrebbe al più tardi nella primavera del 2012.

    Intanto, secondo il Guardian,
    le Forze armate britanniche starebbero preparandosi a eventuali azioni militari contro l'Iran, di spalla all'azione di un'Amministrazione Obama sempre più preoccupata. La Casa Bianca, infatti, come rilevò un anno fa il vicepresidente Joe Biden, “non ha un piano B sull'Iran” da quando è fallita la politica della mano tesa tentata nel 2009. L'Amministrazione per ora non va oltre lo studio di nuove e più radicali sanzioni, inclusi un boicottaggio dell'Onu nell'acquisto del petrolio iraniano e la ricerca di assicurazioni da parte di Netanyahu sul fatto che, se dovrà mai esserci un attacco, non avverrà a sorpresa. Assicurazioni che il segretario alla Difesa Leon Panetta avrebbe già ottenuto.

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