L'Iran non resta a guardare

Redazione

L’Iran non resta a guardare mentre l’occidente tenta di strangolare la sua economia attraverso le sanzioni. Domenica il Parlamento iraniano discuterà una legge che potrebbe sospendere le esportazioni di greggio all’Unione europea fin dalla prossima settimana, anticipando così l’entrata in vigore semestrale dell’ultimo pacchetto di sanzioni contro il regime degli ayatollah. “Domenica il Parlamento dovrà approvare un atto d’emergenza in cui si chiede la sospensione dell’export del petrolio iraniano all’Europa a partire dalla prossima settimana”, ha detto un alto ufficiale iraniano secondo quanto scrive l’agenzia Fars.

    L’Iran non resta a guardare mentre l’occidente tenta di strangolare la sua economia attraverso le sanzioni. Domenica il Parlamento iraniano discuterà una legge che potrebbe sospendere le esportazioni di greggio all’Unione europea fin dalla prossima settimana, anticipando così l’entrata in vigore semestrale dell’ultimo pacchetto di sanzioni contro il regime degli ayatollah. “Domenica il Parlamento dovrà approvare un atto d’emergenza in cui si chiede la sospensione dell’export del petrolio iraniano all’Europa a partire dalla prossima settimana”, ha detto un alto ufficiale iraniano secondo quanto scrive l’agenzia Fars. Potrebbe essere l’ennesima provocazione di carta del regime, come la chiusura minacciata di Hormuz, visto che il regime non ha nessun interesse a bloccare lo stretto, perché vedrebbe incrinato il sostegno di Mosca e potrebbe fornire su un piatto d’argento il casus belli anche agli Stati Uniti, per ora restii a intraprendere una guerra aperta contro Teheran. Ma è certo che gli iraniani non accetteranno il ruolo di passivi spettatori della propria esautorazione dalla regione e dal mercato energetico.
    Per un attacco importante come quello alle centrali nucleari in genere si apre solo per pochi minuti un’occasione unica che non torna più. Israele si prepara quindi al confronto, ma intanto è la guerra dell’oro nero a dettare lo scontro fra i due grandi blocchi di potere nella regione. L’inflazione iraniana è al cento per cento e adesso Teheran viene colpita da sanzioni che impoveriscono la sua popolazione. Il regime potrebbe quindi veder depotenziata ancora di più la fiducia patriottica in una leadership ossessionata dall’atomica. Gli ayatollah hanno già risposto, con la minacciata chiusura di Hormuz, con l’uso terroristico degli Hezbollah persino in Thailandia, con l’invio a Bashar el Assad di aiuti armati e con il potenziamento dell’alleanza antisemita con il Venezuela. Con gli iraniani che minacciano dunque la guerra economica all’occidente diventa sempre più chiaro che la lingua che può capire il khomeinismo, che coniuga la persecuzione dell’opposizione con la costruzione del nucleare e la minaccia di morte agli ebrei, non è certo solo quella della diplomazia.