La banalità di Assange
Julian Assange è tornato, la stessa aria folle di sempre, la voglia esagerata, incontenibile di far parlare di sé. Il fondatore di WikiLeaks, il paladino dell’informazione trasparente, delle notizie senza filtri, i cablogrammi così come non li avete mai visti, i video dell’imperialismo americano feroce, il mondo come ve lo vogliono nascondere quei farabutti che lo governano, questo folletto ubiquo è finito a fare l’anchorman di una trasmissione dal titolo minaccioso – “The world tomorrow” – in onda su una tv russa putiniana, Russia Today.
Julian Assange è tornato, la stessa aria folle di sempre, la voglia esagerata, incontenibile di far parlare di sé. Il fondatore di WikiLeaks, il paladino dell’informazione trasparente, delle notizie senza filtri, i cablogrammi così come non li avete mai visti, i video dell’imperialismo americano feroce, il mondo come ve lo vogliono nascondere quei farabutti che lo governano, questo folletto ubiquo è finito a fare l’anchorman di una trasmissione dal titolo minaccioso – “The world tomorrow” – in onda su una tv russa putiniana, Russia Today. E’ lì che le contraddizioni e le ipocrisie trovano la loro sublime sintesi: l’informazione indipendente al soldo dell’informazione di regime, non male come esperimento.
Poiché tutto si tiene, per il suo debutto Assange ha intervistato niente meno che Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, uomo notoriamente sfuggente (si concede soltanto alla tv di proprietà del suo partito, l’ultima intervista “fuori” risale a tre anni fa) che però si è lasciato attrarre da un microfono aperto tanto compiacente. La scelta di intervistare questo leader tanto caro al mondo sciita è in linea con l’emittente che nasconde sotto i toni occidentalizzanti e glamour una strategia geopolitica chiara: la leadership iraniana è sempre vittima di un complotto internazionale, il rais siriano Assad ha tentato il dialogo con l’opposizione ma è stato respinto, Israele è il principale problema del medio oriente e se non ci fosse sarebbe meglio, e via dicendo. Nasrallah ha ripetuto diligentemente le battute, Assange annuiva compreso: una noia mortale.
Ci avevamo quasi creduto, quando Assange aveva detto: diranno che faccio il gioco dei padroni russi ma li stupirò con personaggi scomodi. Invece siamo sempre qui, come quando WikiLeaks occupava copertine e prime pagine con i suoi “scoop”, a chiederci: ma la novità qual è? La novità non c’è nella trasmissione di Assange, ma in una recensione del suo show. Il Guardian, che tanta parte ha avuto nell’ospitare i cablogrammi e sostenere l’idea di un’informazione trasparente-che-vi-piaccia-o-no, ieri pubblicava un articolo in cui spiegava che dai cablogrammi di WikiLeaks la Russia veniva fuori come un “virtual mafia state” ed è un po’ paradossale che ora Assange si presti a questo gioco. “Un utile idiota”, scriveva, senza troppa enfasi sull’utile.
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