La rivincita di Olmert

Redazione

Ehud Olmert, ex premier di Israele che nel 2008 scelse di dimettersi perché al centro di un’inchiesta per corruzione, è stato assolto per le due imputazioni più gravi. E’ stato giudicato colpevole solo per un reato minore: l’aver garantito favori all’avvocato Uri Messer (per anni suo strettissimo collaboratore) all’epoca in cui l’ex sindaco di Gerusalemme era ministro dell’Industria e del Commercio nel governo presieduto da Ariel Sharon.

    Ehud Olmert, ex premier di Israele che nel 2008 scelse di dimettersi perché al centro di un’inchiesta per corruzione, è stato assolto per le due imputazioni più gravi. E’ stato giudicato colpevole solo per un reato minore: l’aver garantito favori all’avvocato Uri Messer (per anni suo strettissimo collaboratore) all’epoca in cui l’ex sindaco di Gerusalemme era ministro dell’Industria e del Commercio nel governo presieduto da Ariel Sharon. Proscioglimento pieno, invece, dalle accuse di aver ricevuto tangenti per favorire le attività di Morris Talansky, uomo d’affari ebreo di nazionalità statunitense. “Per quattro anni tutti i media israeliani hanno parlato di buste piene di contanti che passavano di mano in mano”, ha detto Olmert commentando il verdetto, aggiungendo che “oggi, però, un tribunale ha stabilito una volta per tutte che ciò era falso”.

    E’ la rivincita di un uomo che decise di lasciare la propria carica senza attendere la sentenza del processo in cui era imputato. “Dimostrerò che le accuse di corruzione sono infondate, ma lo farò da cittadino qualunque”, disse nella conferenza stampa del luglio 2008 in cui annunciò, commuovendosi, le dimissioni. Fu una scelta in controtendenza, un gesto di disciplina quasi marziale, lui che all’inizio era malvisto proprio perché civile ed estraneo agli apparati militari israeliani. Capì che per il bene del proprio paese (reduce dal conflitto con il Libano del 2006 e con propri soldati tenuti ancora prigionieri da Hamas, Israele stava ancora facendo i conti con quell’estate tremenda di conflitto a nord e a Gaza) era meglio farsi da parte. Considerato l’eterno secondo e con la fama poco limpida di sindaco di Gerusalemme, Ehud Olmert è riuscito dove i suoi predecessori avevano fallito: far comprendere al mondo (e all’occidente soprattutto) che la sicurezza di Israele non era soltanto un problema degli israeliani, riguardava tutti. I razzi katyusha sparati da miliziani di Hezbollah verso i villaggi israeliani al confine ne erano la prova. Olmert ha esternalizzato la crisi, portando i contingenti delle Nazioni Unite in quei territori e ottenendo che tra i Caschi Blu la maggioranza provenisse da paesi della Nato. Anche se il fine della missione (il disarmo di Hezbollah) non è stato raggiunto, l’allora premier si dimostrò un comandante in capo, smentendo i suoi detrattori. E le buste che infine lo fecero crollare non esistevano.