Peres: “Israele individuerà e agirà contro il terrore in ogni parte del mondo"
Bulgaria, il presunto kamikaze era stato a Guantanamo, ma per i servizi segreti svedesi è "impossibile che sia lui"
Catturato in in Pakistan il 1° dicembre 2001 in fuga da Tora Bora, Mehdi Ghezali, il cittadino svedese che secondo le autorità bulgare citate dal Times of Israel sarebbe l'autore delll'attentato di ieri all'aeroporto di Bugros che ha ucciso 7 persone su un autobus di turisti isaraeliani, è stato in carcere a Guantanamo fino al 2004. In questo video lo si vede parlare ai giornalisti poco dopo la sua liberazione. Al momento però i servizi segreti svedesi sostengono che è "impossibile che sia stato Ghezali a compiere l'attentato".
Catturato in in Pakistan il 1° dicembre 2001 in fuga da Tora Bora (uno dei nascondigli di Bin Laden), Mehdi Ghezali, il cittadino svedese che secondo le autorità bulgare citate dal Times of Israel sarebbe l'autore delll'attentato di ieri all'aeroporto di Bugros che ha ucciso 7 persone su un autobus di turisti isaraeliani, è stato in carcere a Guantanamo fino al 2004. Nel 2009 figurava nella lista di 12 stranieri catturati mentre tentavano di attraversare il confine per entrare in territorio afgano. In questo video lo si vede parlare ai giornalisti poco dopo la sua liberazione: Ghezali sostiene semplicemente di essere stato "nel posto sbagliato al momento sbagliato", riferendosi al suo arresto. Otto anni dopo passeggiava nervoso all'aeroporto di Bugros poco prima dell'attentato. Al momento però i servizi segreti svedesi sostengono che è "impossibile che sia stato Ghezali a compiere l'attentato".
Stando a quanto riferito dai media bulgari, il presunto attentatore (le cui immagini sono state riprese da alcune telecamere di sorveglianza e subito diffuse) aveva con sé un passaporto americano ritenuto falso dalle autorità locali ed era già presente sul luogo dell’attentato un’ora prima delle esplosioni. Testimoni affermano inoltre che la deflagrazione sarebbe avvenuta pochi istanti dopo la salita a bordo dell’indiziato e il ritrovamento del suo corpo nei pressi del bus costituirebbe un altro tassello chiave per la soluzione delle indagini condotte in parallelo dalle polizie bulgare, israeliane e americane.
All’indomani dell’attentato sono arrivate le smentite da parte degli indiziati più importanti. Il movimento sciita libanese Hezbollah ha consegnato all’agenzia d’informazione Dpa dichiarazioni in cui vengono bollate come “ridicole” le accuse rivolte dal ministro degli esteri israeliano, Avigdor Lieberman, secondo cui dietro l’attacco di Burgas ci sarebbero gli Hezbollah in stretta collaborazione con i Guardiani della Rivoluzione. Smentite arrivano anche dall’Iran, paese su cui si erano maggiormente concentrate le accuse di paternità dell’attentato da parte di Israele. L’ambasciata iraniana in Bulgaria, in un comunicato, ha fatto sapere che "le dichiarazioni prive di fondamento diffuse dal regime sionista e le accuse all'Iran di aver partecipato all'attentato contro il pullman dei turisti israeliani a Burgas è il consueto metodo, a scopo politico, dei sionisti, e un segno della loro debolezza". Anche il portavoce del ministro degli Esteri di Teheran, Ramin Mehmanparast, intervendo alla tv al-Alam ha “negato ogni coinvolgimento iraniano” nell’attentato di ieri, considerando “inumano ogni attacco terroristico contro le vite di persone innocenti”. “In casi come quello di Burgas”, ha poi aggiunto Mehmanparast, “è abitudine del governo israeliano accusare altri paesi per coprire la sua stessa natura terroristica”.
La risposta di Israele non si è fatta attendere. Il presidente Simon Peres ha dichiarato che “Israele individuerà e agirà contro il terrore in ogni parte del mondo", e che quello avvenuto in Bulgaria è stato “un attacco sanguinario contro civili che si trovavano in vacanza e che sono stati attaccati per la sola e inaccettabile ragione che erano ebrei o israeliani". Pur citandolo quale principale sospettato dell’attentato, Peres ha indicato l’Iran come “il pericolo maggiore per la pace del mondo” promettendo di agire “affinché i terroristi provenienti da Libano, Siria e Iran non alzino la testa”. “Abbiamo le capacità”, ha poi concluso Peres, “per agire e colpire ogni luogo del mondo nel quale si annida il terrorismo”.
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